Melpignano (Lecce) Puglia

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vayiolet.ta
TOPIC_ICON12  view post Posted on 21/9/2013, 09:37     http://i42.tinypic.com/dwds01.gif   -1





Municipio di Melpignano
Melpignano (Lipignana in griko) è un comune italiano di 2.210 abitanti della provincia di Lecce in Puglia.
Situato nel Salento, a 26,3 km dal capoluogo provinciale, appartiene alla storica regione della Grecìa Salentina, un'isola linguistica di nove comuni in cui oltre al dialetto salentino si parla il Griko, un antico idioma di origine greca.Il grecanico o griko (anche grico) è un dialetto (o gruppo di dialetti) di tipo neo-greco residuato probabilmente di una più ampia e continua area linguistica ellenofona esistita anticamente nella parte costiera della Magna Grecia. I greci odierni chiamano la lingua Katoitaliótika (Greco: Κατωιταλιώτικα, "Italiano meridionale"). La lingua, scritta in caratteri latini, presenta punti in comune con il neogreco e nel frattempo vocaboli che sono frutto di evidenti influenze leccesi o comunque neolatine.

Fa parte del Club Borghi Autentici d'Italia e dell'Associazione Comuni Virtuosi per la gestione ecosostenibile del territorio. Melpignano ospita il concertone finale della Notte della Taranta, il più grande Festival musicale dedicato al recupero e alla valorizzazione della pizzica salentina.




Simboli


Melpignano-Stemma
Descrizione dello stemma:
« Lo stemma civico, con sfondo blu, raffigura un albero di pino piantato su un favo di miele. »
Profilo araldico del gonfalone:
« Drappo di azzurro... »


Eventi




Da tre anni, nel periodo natalizio si organizza nel centro di Melpignano un albero di Natale riciclato e riciclabile. L'iniziativa è a cura del Comune e della pro-loco ed è realizzata con la collaborazione dei bambini delle scuole elementari e medie di Melpignano. Per adornare l’albero si utilizzano bottiglie di plastica colorata, oppure reti per la raccolta delle olive (in riferimento alla cultura popolare in chiave ecologica). L'albero ecologico di Melpignano mostra che anche per adornare i contesti urbani per le festività è possibile adottare uno stile sostenibile, senza inutili sprechi di energia.

•Concerto finale della Notte della Taranta - seconda metà di agosto.
La Notte della Taranta è un festival di musica popolare salentina, dedicato al recupero e alla valorizzazione della pizzica salentina, che si svolge in vari comuni della provincia di Lecce e della Grecìa Salentina e si conclude con il grande concerto finale di Melpignano. L'evento si svolge nel piazzale antistante l'ex convento degli Agostiniani. Alla manifestazione partecipano musicisti di varia fama nazionale e internazionale.

•Festa della Madonna di Costantinopoli - 14 marzo

•Festa di San Giorgio - 23 aprile

•Melpignano Rock Festival - luglio-agosto

•Sagra dell'Anguria - 21 luglio


sannacchiutele

carteddate
Da Melpignano partono Percorsi fra borghi e storia delle località pugliesi che hanno come denominatore l’enogastronomia: dai dolci che accompagnano le feste natalizie, come le sannacchiutele (dolcetti al gusto di cannella guarniti da un sottile velo di miele) o le carteddate, nastri di sfoglia sottile, fritti e aromatizzati nel vin cotto, ma anche prodotti di eccellenza della cucina pugliese: il Canestrato pugliese DOP (formaggio dalla pasta friabile, ottenuto con latte di pecore autoctone), la Burrata, il Caciocavallo, la Scamorza, i pregiati vini rossi come il Primitivo di Manduria o i bianchi aromatici come l’Ermellino di Locorotondo.




QUI Sannachiutele o Porcedduzzi(Puglia)

QUI Carteddate Dolci di Natale della Puglia

Entra per la Notte della Taranta



Localizzazione






Posizione del comune di Melpignano all'interno della provincia di Lecce
Stemma & Gonfalone

Dati amministrativi
Stato Italia
Regione Puglia
Provincia di Lecce
Territorio
Coordinate 40°9′0″N 18°18′0″E
Coordinate: 40°9′0″N 18°18′0″E (Mappa)
Altitudine 89 m s.l.m.
Superficie 10,93 km²
Abitanti 2 210[1] (30-11-2011)
Densità 202,2 ab./km²
Comuni confinanti
Castrignano de' Greci,
Corigliano d'Otranto, Cursi,
Cutrofiano, Maglie

Altre informazioni
Cod. postale 73020
Prefisso 0836
Fuso orario UTC+1
Codice ISTAT 075045
Cod. catastale F117
Targa LE
Cl. sismica zona 4 (sismicità molto bassa)
Cl. climatica zona C, 1 250 GG
Nome abitanti melpignanesi
(lipignanì in griko)
Patrono san Giorgio
Giorno festivo 23 aprile
Il territorio del comune di Melpignano, che si estende nella parte centrale della provincia di Lecce per 10,93 km², presenta una morfologia totalmente pianeggiante con un profilo orografico uniforme: risulta compreso tra i 76 e i 97 m s.l.m. con un'escursione altimetrica complessiva pari a 21 metri; il centro urbano sorge a 89 m s.l.m. Il centro di Melpignano, situato a sud della serra di Martignano, si trova sopra i depositi calcarei del Miocene costituenti la pietra leccese. L'alta permeabilità del terreno, che assorbe la maggior parte delle precipitazioni piovose, determina l'assenza di corsi d'acqua superficiali. Le acque vanno ad alimentare la falda profonda che nel territorio di Melpignano si colloca a oltre 80 m.
Confina a nord con il comune di Castrignano de' Greci, a est con il comune di Cursi, a sud con il comune di Maglie, a ovest con i comuni di Cutrofiano e Corigliano d'Otranto.
Classificazione sismica: zona 4 (sismicità molto bassa), Ordinanza PCM n. 3274 del 20/03/2003

Clima
Dal punto di vista meteorologico Melpignano rientra nel territorio del Salento orientale che presenta un clima mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +24,7 °C. Le precipitazioni, frequenti in autunno ed in inverno, si attestano attorno ai 626 mm di pioggia/anno. La primavera e l'estate sono caratterizzate da lunghi periodi di siccità.
Facendo riferimento alla ventosità, i comuni del Salento orientale sono influenzati fortemente dal vento attraverso correnti fredde di origine balcanica, oppure calde di origine africana.



La presenza di menhir e dolmen individua nell'Età del bronzo l'origine dei primi insediamenti nell'area. La nascita vera e propria del centro resta incerta: le diverse ipotesi la farebbero risalire ai Greci del Peloponneso venuti con Enotrio Arcade o che sarebbe stata fondata da Melpinius, un centurione che ottenne in sorte queste terre dopo l'occupazione romana della Messapia nel 267 a.C. Un'ipotesi mitologica lega la fondazione del paese alla musa Melpomene.
Colonizzata certamente dai Romani, cadde per oltre cinque secoli sotto la dominazione greco-bizantina che ne influenzò radicalmente gli usi, i costumi e la lingua locale. La cultura greca persiste ed è rinvenibile ancora oggi nelle tradizioni e nel folklore. Con l'avvento dei Normanni, Tancredi d'Altavilla assegnò il feudo a Giambattista Lettere nel 1190. Nel 1396 passò a Raimondo Orsini del Balzo e nella seconda metà del XV secolo, attraverso il re Ferrante d'Aragona, fu ceduto agli Aiello Tarantini. Nei secoli alla guida del feudo si succedettero varie famiglie feudatarie: i Musco, i Ramirez, i Castriota, gli Acquaviva d'Aragona. Nel 1757 divenne proprietà dei marchesi De Luca che furono gli ultimi feudatari.






  • Il toponimo potrebbe essere di origine prediale e derivare dal nome latino di persona "Melpinius" con l'aggiunta del suffisso "anus" (praedium Melpinianus era la terra di Melpinius). Considerando la fondazione leggendaria del paese il toponimo deriverebbe dal nome della musa "Melpomene". Alcune ipotesi azzardano la derivazione dalla parola miele, la cui produzione costituiva in passato una rilevante fonte redditizia.


Con l'eversione della feudalità nel 1806, Melpignano fu aggregato a Castrignano de' Greci che insieme costituirono un unico comune fino al 1º gennaio 1837, quando i due comuni divennero autonomi.





Nel centro storico di Melpignano, affascinante borgo della Puglia, ancora ben conservato, tra menhir e case a corte inaspettate, si scoprono alcune perle architettoniche uniche per il loro genere.

Architetture religiose



Prticolare della Facciata Convento degli Agostiniani

Chiesa e convento degli Agostiniani
Chiesa ed ex Convento degli Agostiniani
L'imponente complesso conventuale degli Agostiniani, costituisce una delle maggiori testimonianze del Barocco leccese nel Salento. Edificato a partire dal 1573, fa parte della serie di conventi e monasteri voluti dalla Chiesa latina per imporre la propria presenza in un'area fortemente legata al rito greco.
La realizzazione della monumentale opera si deve alla volontà dell'agostiniano padre Raffaele Monosi. La facciata della chiesa, dedicata alla Madonna del Carmine, fu ricostruita nella seconda metà del Seicento da Francesco Manuli, su progetto diGiuseppe Zimbalo. Il portale, riccamente decorato, presenta quattro colonne ed è sovrastato dalla statua di una Madonna col Bambino. Ai lati, due nicchie ospitanto due figure di santi. Al di sopra di un elaborato fregio, l'ordine superiore è impreziosito da un'elegante finestra centrale con timpano arcuato e da volute laterali con busti di cherubini.
L'interno, a navata unica con sei cappelle disposte lungo le pareti laterali, conserva ancora il coro cinquecentesco alle spalle dell'altare maggiore. Gli altari, tra cui si distingue quello dedicato a San Nicola da Tolentino (1656) opera di Placido Buffelli, furono realizzati nella metà del Seicento. Nelle cappelle laterali sono scolpiti altari in cui ricorre la figura del leone come emblema della forza.
In abbandono per decenni, il convento ha subito alcuni lavori di restauro, ed attualmente è utilizzato per ospitare attività culturali. Il chiostro del 1644 conserva i resti di un decoratissimo colonnato, recante moltissime incisioni latine, e un pozzo su cui è scolpita l'aquila a due teste, segno della presenza della nobile famiglia Castriota Scanderbeg.
Nell'ampio spazio antistante si svolge ogni anno il concertone finale del Festival della Notte della Taranta.








  • L'attuale chiesa madre di San Giorgio è il risultato di un consistente intervento di ristrutturazione e ampliamento, effettuato tra il 1785 e il 1794, dell'antica chiesa parrocchiale risalente ai primi decenni del XVI secolo. La facciata conserva l'originario portale cinquecentesco con l'altorilievo raffigurante san Giorgio che uccide il drago. Il portale fu smontato e rimontato sul nuovo prospetto e per impostazione tipologica e schema decorativo si ritiene opera di Gabriele Riccardi, in quanto simile a quello della chiesa di Santa Maria degli Angeli di Lecce. L'interno, a tre navate e a croce latina, accoglie pregevoli altari barocchi dedicati al Crocefisso, a sant'Anna, al Sacro Cuore di Gesù, a sant'Antonio di Padova, alla Madonna Addolorata, nelle navate minori, a san Giorgio, alla Madonna del Rosario e all'Immacolata, nei bracci del transetto. Il presbiterio, appartenente all'originaria struttura, è arricchito con decorazioni riferibili agli inizi del barocco e affreschi cinquecenteschi raffiguranti san Leonardo, san Giorgio, una Madonna col Bambino e figure angeliche che suonano il liuto.








  • Chiesa dell'Assunzione della Vergine
    Costruita intorno ai primi anni del XVI secolo sotto il titolo dei Santi Rocco e Sebastiano, conserva integra la struttura architettonica originaria caratterizzata dall'elegante volta stellare a costoloni. L'attuale facciata delimita un avancorpo, realizzato nel 1678, che occulta in parte la facciata originaria dalla quale provengono le vetrate in pietra leccese; il portale è attribuibile allo scultore alessanese Placido Buffelli. L'interno, ad aula unica, possiede un pavimento a mosaico, un grande altare attribuibile allo stesso Buffelli e diverse tele della seconda metà del XVIII secolo raffiguranti i misteri mariani.








  • La cappella di Santa Maria Maddalena fu edificata nel 1661 sul luogo occupato da una precedente chiesa intitolata alla stessa santa, a ricordo della protezione accordata al paese durante la terribile epidemia di peste del 1656 si che santa Maria Maddalena fu venerata come seconda protettrice insieme a san Giorgio. A tale protezione fanno riferimento le iscrizioni latine incise sugli architravi delle porte. L'interno è ad aula unica con copertura a volta a spigolo.






ALTRE CAPPELLE



Cappella di Sant'Antonio de lo Cairo
La Cappella di Sant'Antonio de lo Cairo (sant'Antonio abate) è situata poco al di fuori delle mura del borgo antico. La struttura, di modeste dimensioni, presenta un semplicissimo prospetto sul cui portale è incisa un'iscrizione latina recante la data 1530. L'interno, ad aula unica, ospita i resti di un piccolo altare e dipinti murali che in origine coprivano tutte le pareti. Attualmente è chiusa al culto.
Cappella di San Michele Arcangelo
La Cappella di San Michele Arcangelo è una cappella privata costruita nel 1741 dal sacerdote don Nicolò Francesco Veris, cantore del capitolo parrocchiale, che abitava nell'attiguo caseggiato. L'unico altare in essa esistente è frutto di intagliatori locali e incornicia la statua dell'Arcangelo Michele attribuibile al coriglianese Oronzo Carrone. Sulle pareti sono dipinte due immagini raffiguranti santa Maria Maddalena e san Giorgio.
Cappella di San Pietro d'Alcantara
La Cappella di San Pietro d'Alcantara è una cappella di proprietà privata realizzata nel 1693 ed annessa al complesso edilizio che costituiva la residenza della doviziosa famiglia Maggio. Fu fatta costruire da Pietro Maggio. All'interno un unico altare con tela di san Pietro d'Alcantara e statue di san Giuseppe da Copertino, san Francesco da Paola e san Vincenzo Ferreri.


Architetture civili




Palazzo Marchesale Castriota
Il Palazzo Marchesale Castriota fu edificato nel 1636 per volere di Giorgio Castriota-Scanderbeg[10]. La costruzione dell'edificio fu commissionata all'architetto Francesco Manuli che nella realizzazione operò soluzioni architettoniche sobrie e decorazioni eleganti e poco appariscenti, più vicine ad un gusto rinascimentale. Mostra in maniera evidente la sua origine di impianto difensivo, al quale appartengono le torri di vedetta e le mura di difesa con i camminamenti di ronda che recingono l'ampio giardino retrostante. La facciata termina con un cornicione a piccole mensole che accoglie un'epigrafe con il nome del committente. È scandita da un portale ornato da due colonne che sorreggono il balcone centrale mentre le finestre, decorate alternativamente da timpani triangolari e arcuati, sono disposte progressivamente ad intervalli sempre più brevi in prossimità del balcone centrale. Nella zona interna si trova un giardino dove si sviluppano una serie di finestre e logge in pietra leccese, una fontana al centro dei viali disegnati a scacchiera, un pergolato e panche in pietra. Il palazzo ospitava in passato una ricca pinacoteca, ora trasferita a Molfetta, che annoverava, tra gli altri, dipinti del Veronese, del Domenichino, del Tintoretto, del Giaquinto, oltre che dei più rinomati pittori salentini dell'epoca.

Frantoio ipogeo


Il frantoio ipogeo, appartenente al palazzo baronale, è interamente scavato nel banco roccioso e costituisce una preziosa testimonianza storica della cultura e dell'economia locale. Realizzato nel XVII secolo, conserva ancora le grandi vasche per la molitura delle olive, le macine in pietra e i torchi per la spremitura.
La natura ipogea di questa struttura è da collegarsi alla risoluzione di particolari problemi tecnici: la solidificazione dell'olio intorno ai fiscoli non avveniva grazie alle temperature sempre più alte che in superficie; inoltre la spremitura delle olive era agevolata dalla pressione delle volte rocciose sui torchi.


Piazza San Giorgio


Situata nel cuore del paese, si presenta perimetrata da una serie di portici rinascimentali a tutto sesto, dalla Chiesa Madre, dalla Cappella della Madonna Assunta e dalla Torre dell'Orologio (1901). I portici costituiscono un raro esempio in Puglia di architettura realizzata a fini commerciali; (qualcosa di simile è possibile trovare a Francavilla Fontana in provincia di Brindisi e a Martina Franca in provincia di Taranto). I lavori di realizzazione iniziarono alla fine del XVI secolo per ospitare il grande mercato settimanale che si teneva il sabato. Qui trovavano posto mercanti provenienti da Lecce, Bari e Napoli, insieme a numerose botteghe. Realizzati in pietra locale, furono ricostruiti alla fine del Seicento per volere del vescovo Maiorano, come ricorda l'epigrafe sormontata dall'arme civica. Nell'Ottocento con lo spostamento del mercato a Maglie i portici persero la loro originaria importanza.

Siti archeologici



Menhir Minonna
Menhir

•Menhir Minonna - Il menhir (35 x 50 cm), catalogato da Cosimo De Giorgi, è alto 280 cm e si presenta squadrato. È situato nell'abitato in via IV Novembre.
•Menhir Candelora - Il monolite è inglobato nel muro di cinta di uno stabilimento industriale per l'estrazione e la lavorazione della pietra leccese. La sommità è appuntita a forma piramidale. Il menhir (50 x 32 cm) è alto 310 cm, spanciato e fortemente rastremato in sommità.
•Menhir Lama - Il menhir (25 x 38 cm) presenta una forma parallelepipeda squadrata alta 420 cm.
•Menhir Scinéo - Il menhir (30 x 20 cm) è stato rimesso in posizione verticale e ricollocato su un basamento a due livelli. Alto 190 cm, è rastremato in superficie (dai 30 cm di base si riduce a 24 cm) e presenta un troncone terminale molto corroso. Risulta essere irregolare e monco della parte superiore.
•Menhir Chipuro - Il menhir (30 x 29 cm) è di recente individuazione. Si tratta di un blocco monolitico in pietra leccese alto 184 cm con una forma parallelepipeda rastremata in sommità.
•Menhir Masseria Piccinna




Dolmen Specchia
Dolmen
Dolmen Specchia - Il dolmen presenta un'altezza di circa 1 m ed un'apertura orientata a E. La struttura di sostegno è crollata in parte e consiste di due appoggi monolitici e di tre piedritti a pietre sovrapposte. Il lastrone di copertura di forma vagamente circolare, varia in spessore da 15 cm sul lato S a 50 cm sul lato N e presenta delle fratture sul lato NW. Al centro della lastra di copertura è visibile una cuppella emisferica, tipica di alcuni dolmen salentini. È situato in contrada San Sidero a circa 2 km dal centro abitato.Il dolmen è un tipo di tomba megalitica preistorica a camera singola e, insieme al sito di Stonehenge in Gran Bretagna, costituisce il più noto tra i monumenti megalitici. La realizzazione dei dolmen viene collocata nell'arco di tempo che va dalla fine del V millennio a.C. alla fine del III millennio a.C.
In Estremo Oriente l'uso del dolmen si prolungò fino al I millennio a.C.
I Dolmen sono costituiti da due o più piedritti verticali che sorreggono uno o più lastroni orizzontali (piatta banda o architrave). La costruzione era in origine ricoperta, protetta e sostenuta da un tumulo.



L'economia di Melpignano è fortemente caratterizzata dall'estrazione e dalla lavorazione della pietra leccese. Melpignano è considerato il più importante bacino estrattivo del Salento. Insistono infatti sul territorio comunale numerose cave, alcune delle quali, in funzione.La pietra leccese (in dialetto salentino leccisu) è una roccia calcarea appartenente al gruppo delle calcareniti marnose e risalente al periodo miocenico. È una formazione rocciosa tipica della regione salentina, nota soprattutto per la sua plasmabilità e facilità di lavorazione.
Questa roccia ha una composizione piuttosto omogenea: l'esame petrografico rivela che è costituita principalmente da carbonato di calcio (CaCO3) sotto forma di granuli di calcare (microfossili e frammenti di fossili di fauna marina, risalenti a circa sei milioni di anni fa) e di cemento calcitico, a cui si legano glauconite, quarzo, vari feldspati e fosfati, oltre a sostanze argillose finemente disperse (caolinite, smectite e clorite), che, nelle diverse miscele, danno origine a differenti qualità della roccia.
L'economia si basa anche sull'agricoltura, sull'artigianato e sull'allevamento.


Edited by vayiolet.ta - 23/9/2013, 16:59
 
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