Soave-VR -Tour Strada del vino Soave

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SOAVE UNA SE NON LA PIÙ BELLA DELLE CITTADINE MURARIE



L'area, ma soprattutto i colli attorno alla cittadina sono stati abitati fin da tempi remotissimi. Nel colle della Rocchetta sono stati rinvenuti insediamenti dell'età del bronzo. Dove sorge il castello vi erano sicuramente insedimenti militari romani, mentre la valle era un 'pagus' romano lungo l'importante arteria stradale della Via Postumia.

E', tuttavia, dall'alto medioevo che si hanno notizie certe di un villaggio dove si insediarono tribù Suaves-Sveve al seguito dell'invasione longobarda di Re Alboino, attorno al 568. Il nome di Soave potrebbe derivare dalla storpiatura di Suaves.

Attorno al mille la fiorente cittadina diviene un libero comune, ma feudatari e signoria Scaligera non tralasciano l'importante insediamento castellano in posizione strategica a dominare la strada tra Verona e Vicenza (la romana Postumia) verso i confini col vicentino.
La cittadina, accerchiata dalle mura che si diramano dal maniero, ne seguirà le sorti.

La cittadina di Soave, strutturata come borgo medievale circondato dalle mura merlate scandite in ventiquattro torri che discendono dal Castello, si colloca a metà strada tra Verona, il Lago di Garda e Vicenza e a pochi Km da Padova e Venezia, città d'arte e di interesse commerciale, per businessman e turisti.

Al visitatore si presenta ancora oggi come un'intatta cittadina medioevale, suggestivo scenario fatto di torri e mura merlate che, quasi dipanandosi dall'imponente Castello, scendono a racchiudere il cuore più antico di Soave, il vecchio borgo con i suoi vicoli ombrosi ed suoi palazzi gotici.

Facile da visitare, Soave sembra entrare negli occhi in un solo colpo con una incomparabile prospettiva. Al turista, comunque, offre una quantità di cose da vedere, testimonianze storiche ed artistiche bellezze piene di fascinose memorie, che sembrano ricreare un quadro vivente emerso dall'Alto Medioevo.




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Mastio del Castello di Soave
Il Castello di Soave è una tipica costruzione militare del Medio Evo: sorge sul Monte Tenda e domina la vasta pianura sottostante, coprendo un'area di mq. 5882. È costituito da un'alta torre, o Mastio, intorno alla quale, quasi come attorno ad un perno, si svolgono i giri delle mura che raccolgono tre cortili di forma, dimensione e livello differenti. Le mura, quindi, scendono ad abbracciare tutto il borgo medioevale.

L'origine di questa mole turrita risale all'alto Medio Evo e sorge forse sulle rovine di un antico fortilizio romano (Rocca).

Da documenti che risalgono al secolo X e da un diploma di Federico Barbarossa si apprende che apparteneva ai Conti Sambonifacio di Verona. Nell'anno 1237 ne era in possesso l'illustre famiglia feudale dei Greppi, i quali trasferitisi in Lombardia lo cedettero nel 1270 al Comune di Verona, che vi stabilì un capitano.

Il Castello crebbe d'importanza sotto la dominazione degli Scaligeri, i quali, considerandolo una solida fortezza militare in posizione strategica, lo restaurarono e lo rinnovarono; per questo si usa chiamarlo, impropriamente, "scaligero".

Lotte assai aspre si accesero spesso per il suo possesso: eccone qualche notizia:

Nel 1338 Rolando de' Rossi da Parma, generale dei Veneziani, messa a soqquadro la terra soavese, si impadronì del Castello. Dopo breve, ma strenua lotta, nella quale perirono 400 soldati scaligeri, fu ripreso da Mastino Il della Scala. Cansignorio nel 1379 restaurò il Castello e cinse di mura merlate il paese.

Spentasi la gloriosa dinastia scaligera, il 18 ottobre 1387 Soave passò ai Visconti di Milano e quindi ai Carrara, signori di Padova.

Costoro lo perdettero nel 1405 ad opera di Galeazzo Gonzaga, che con l'aiuto degli abitanti vi instaurò il dominio della Repubblica di Venezia, la quale ebbe a dichiarare: "Rocha Suapis utilissima nostro dominio".

Nel 1439 Soave subì nuovamente l'assalto e la conquista dei Visconti. Passò quindi agli alleati della lega di Cambrai (1508) contro Venezia ed ospitò l'imperatore Massimiliano. In questo periodo la terra di Soave fu teatro di aspre lotte e di scontri sanguinosi.

Il Castello e il paese vennero incendiati e 366 Soavesi passati a fil di spada; l'eroismo del capitano Rangone e degli abitanti liberò nel 1511 il Castello dai nemici di Venezia.

Nel 1517 il paese venne simbolicamente consegnato al Provveditore veneziano Andrea Gritti, non ancora eletto Doge.

La "Serenissima", a ricordo di queste gesta di eroismo, donò alla comunità di Soave un'Antenna e lo Stendardo di San Marco, da innalzarsi nelle feste civili davanti alla casa del Comune.

Cominciò allora un lungo periodo di pace che durò quasi tre secoli fino a Napoleone Bonaparte (1796).

Nel 1556 la famiglia Gritti divenne proprietaria del Castello (il rogito formale dell'acquisto del Castello fu fatto però solamente nel 1696), il quale perse in seguito d'importanza e fu trasformato in fattoria.

Da questo stato di rovinoso abbandono venne risollevato e restaurato (1889 - 1897) nelle sue "pristine forme" dal nuovo proprietario, senatore del Regno d'Italia, Giulio Camuzzoni, che ispirato da un preciso scopo archeologico, riattò e rifece quelle parti della cui esistenza non si poteva dubitare.


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Castello di Soave ad oggi
Oggi il Castello di Soave è meta di numerosissimi visitatori, ed è aperto al pubblico tutti i giorni della settimana tranne il lunedì.

Soave, oltre al Castello, nel Suo centro storico offre numerosi altri monumenti come: il Palazzo dei Conti Sambonifacio del XIII sec., il Palazzo dei Conti Cavalli del 1411, il Palazzo di Giustizia ed il Palazzo del Capitano del 1375, il Palazzo Pullici del XV sec. Abitazione di Ippolito Nievo, il Palazzo dei Conti Moscardo del XVII sec., il Duomo di S.Lorenzo martire del 1303, le Chiese di S.Giorgio del XI sec., di Santa Maria di Monte Santo dei Padri Domenicani del 1443, di San Rocco del XV sec., di Sant'Antonio del 1667 ed il Santuario di Santa Maria della Bassanella del I sec.

Il Soave: un grande vino, un grande territorio

E’ una terra generosa, fatta di colline, di suoli vulcanici, di dolci pendii e di verdi distese di vigneti quella che si vede quando si arriva a Soave, da sempre zona ad alta vocazione viticola e culla di un passato glorioso i cui segni si colgono ancora oggi grazie alla cinta muraria e soprattutto grazie al castello medievale che troneggia austero nel cuore della cittadina.

Quello di Soave è senza dubbio uno dei comprensori più attivi non solo della Provincia di Verona, ma anche del Veneto.

Posizionato ad est della provincia scaligera e confinante con la vicina Vicenza, la zona collinare del Soave rappresenta una meta turistica sempre più scelta dagli italiani e soprattutto da tedeschi e da nord europei, grazie anche ai collegamenti autostradali e ferroviari che permettono facilmente di raggiungerla.


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  • VINO SOAVE DOC



  • Questa zona – il più grande vigneto d’Europa per estensione, con i suoi 6.600 ettari collocati nell’arco collinare nella parte orientale della Provincia di Verona – è stata la prima DOC riconosciuta in Italia nel 1936 e, negli ultimi anni ha ottenuto ben due denominazioni di origine controllata e garantita, il massimo delle certificazioni di qualità sotto il profilo enologico: il Recioto di Soave D.O.C.G. e il Soave Superiore D.O.C.G. La zona di produzione più antica, che si trova sui rilievi collinari dei comuni di Monteforte d’Alpone e Soave, fu delimitata fin dal 1931 e coincide con quella del Soave “classico”, mentre la sottozona Colli Scaligeri va da San Martino Buon Albergo a Roncà, interessando i rilievi della Val di Mezzane, Val d’Illasi, Val Tramigna e Val d’Alpone. In quest’area si ottiene la massima espressione qualitativa della Garganega, tanto che la zona si identifica con il suo vitigno e viceversa, creando tra loro un legame unico e irripetibile.

    Soave sembra derivare da “Suaves”, nome che indicava gli Svevi quando calarono in Italia con il re longobardo Alboino. Il territorio era già conosciuto dal punto di vista agricolo in epoca romana, in quanto era “pagus”, cioè distretto campagnolo circoscritto e forse centuriato, noto per la sua buona posizione e per l’intensità delle coltivazioni. Durante il Medioevo – epoca a cui risale il Castello di Soave – l’importanza della viticoltura nella zona continuò ad aumentare.

    A curiosa testimonianza di come sempre il vino si sia intrecciato con la storia di questo territorio, e di quanto già nel 1300 fosse importante la raccolta dell’uva per la città di Soave, basti ricordare la scritta su una lapide muraria sotto il poggiolo del Palazzo di Giustizia di Soave, dove si legge “io, casa amica del diritto, sono stata eretta quindici lustri dopo gli anni mille e trecento…quando i paesani pigiavano con i piedi le uve”.

    Alla DOC appartengono i vini Soave, Soave classico, Soave spumante e Soave Colli Scaligeri. Il Soave deriva dalla sapiente unione delle uve della Garganega – in una percentuale almeno pari al 70 per cento – con quelle del Trebbiano di Soave, dello Chardonnay e del Pinot bianco, complessivamente insieme fino a un massimo del 30 per cento: da questa combinazione si ottiene un vino dal colore paglierino a volte tendente al verdognolo, un profumo intenso e delicato, un sapore asciutto, armonico e leggermente amarognolo.





  • Soave Superiore DOCG



  • Il Soave Superiore, prodotto nelle colline della zona del Soave, ha ottenuto la certificazione di origine controllata e garantita nel 2011. Ciò che porta ad un vino di così elevate caratteristiche qualitative è la combinazione ottimale tra zona di coltivazione, resa produttiva mantenuta sotto controllo in campo e corretta conservazione prima dell’imbottigliamento.

    Il Soave Superiore – che assume la tipologia di Soave Superiore classico quando viene prodotto nella cosiddetta zona classica- è un vino che viene immesso in commercio solo dopo un periodo di affinamento in bottiglia di almeno tre mesi, così da salvaguardarne le caratteristiche di maturità e complessità. Il colore giallo paglierino del Soave Superiore DOCG risulta più intenso rispetto al Soave DOC, pur mantenendo la brillantezza tipica di un vino bianco giovane; all’olfatto si presenta con il caratteristico profumo floreale, ma più profondo; il sapore è pieno e delicatamente amarognolo.





  • Recioto di Soave DOCG



  • Il Recioto di Soave, prodotto nelle colline della zona del Soave, è stato il primo vino veneto ad ottenere la certificazione di origine controllata e garantita, nel 1998.

    L’esistenza in territorio veronese di un vino bianco dolce, simile all’attuale Recioto di Soave, è testimoniata già nel V secolo, quando un noto ministro del re Teodorico chiedeva per gli ospiti della mensa reale, oltre l’acinatico “rosso” quello “bianco”, che si doveva ottenere da uve “scelte dalle domestiche pergole”, conservate in fruttai fino all’inverno inoltrato, con i grappoli appesi.

    Il nome Recioto deriva dalla parola dialettale “recia”, in italiano orecchio, che simbolizza la forma tipica della parte alta del grappolo di Garganega, quella più ricca di zuccheri e più esposta al sole, che viene selezionata per fare il vino: i grappoli migliori vengono fatti appassire su graticole per un periodo variabile dai 4 ai 6 mesi e poi vengono pigiati. La fermentazione è molto lenta e lunga e avviene in piccole botti.

    Alla DOCG appartengono i vini Recioto di Soave e Recioto di Soave Spumante. Il Recioto di Soave ha un colore giallo dorato brillante, più o meno intenso; il profumo è intenso e fruttato con sfumature di vaniglia, il gusto è dolce o amabile, vellutato e armonico, di corpo e con eventuale percezione di legno.






  • News Tecniche vino Soave



  • ZONA DI PRODUZIONE
    La zona di produzione del Soave è situata nella parte orientale dell'arco collinare della provincia di Verona (a nord dell'Autostrada Serenissima, tra il 18° e il 25° km tra Verona e Venezia). Essa comprende in tutto o in una parte i territori dei comuni di Soave, Monteforte d'Alpone, San Martino Buon Albergo, Lavagno, Mezzane di Sotto, Caldiero, Colognola ai Colli, Illasi, Cazzano di Tramigna, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione e San Bonifacio.
    Con il riconoscimento della DOCG al Recioto di Soave e successivamente con le nuove delimitazioni per il Soave superiore DOCG, l'area di produzione è stata sostanzialmente divisa in tre sottozone quasi equivalenti per dimensione e per consistenza viticola.
    La Zona più antica, detta anche zona storica, delimitata per la prima volta nel 1931 e coincidente con il Soave Classico, si trova sui rilievi collinari dei comuni di Monteforte d'Alpone e Soave ed è interessata da una superficie vitata di 1.700 ettari. La seconda zona, praticamente tutta collinare, va da San Martino Buon Albergo a Roncà interessando i rilievi della Val di Mezzane, Val d'Illasi, Val Tramigna e Val d'Alpone e costituisce la sottozona Colli Scaligeri, che comprende 2.400 ettari. La terza zona del Soave DOC è situata nelle aree più o meno pianeggianti delle vallate già citate per una superficie di circa 2.400 ettari.
    L'orografia si presenta assai diversificata con zone pianeggianti (pianura di Soave e di Monteforte) ed altre collinari dalle altitudini e dai versanti molto variabili; altrettanto dicasi per l'origine e lo stato attuale dei suoli nei quali si riconoscono terreni calcarei, basaltici, detriti di falda e terreni depositati dalle alluvioni dei corsi d'acqua. L'origine del suolo è prevalentemente vulcanica, e questo lo differenzia dalle altre aree storiche del Bardolino e della Valpolicella. Il clima è mite e temperato con precipitazioni comprese tra i 700 e i 900 mm all'anno concentrate prevalentemente in primavera e in autunno.
    Il vigneto del Soave si sviluppa sulle seguenti zone:
    Val d'Illasi e Mezzane: il terreno è costituito prevalentemente da sedimenti alluvionali calcarei a tessitura limosa, sabbiosa e ghiaiosa. La superficie media dell'unità vitata è quindi sensibilmente più alta delle altre zone raggiungendo agevolmente i 9.100 metri quadrati (3 campi veronesi).
    Collina di Colognola: i terreni di questa area collinare, caratterizzati da modesta pendenza, hanno origine diversa. Più evidente la componente basaltica/calcarea nei versanti che guardano ad ovest, quasi esclusivamente calcarea per quelli che guardano ad est. Si parte da un';altitudine di 40/50 metri per arrivare ai 250 sul livello del mare.
    Val Tramigna: è una pianura il cui substrato è ben caratterizzato da depositi alluvionali di origine calcarea. La tessitura è limosa e sabbiosa. Anche qui la superficie media dell'unità vitata omogenea non è eccessiva, raggiungendo la superficie di 5.900 metri quadrati (circa 2 campi veronesi).
    Collina del Soave Classico: quest'area è sostanzialmente diversa dalle altre per terreno, pendenze ed esposizioni. Il suolo ha colore scuro, originato da zone basaltiche più evidenti nel versante ad est. Le unità vitate risultano qui particolarmente frazionate con una media che di poco supera i 3.000 metri quadrati (un campo veronese). L'età; media dei vigneti è sensibilmente più alta.
    Val d'Alpone: si tratta di una zona molto vasta caratterizzata da suoli originati da sedimenti alluvionali non calcarei (le colline sono costituite da rocce vulcaniche). La tessitura è limosa argillosa.


    <b>DISCIPLINARE DI PRODUZIONE


    Nel 1931 veniva proposto il primo decreto di delimitazione della zona e il Soave, primo fra i vini italiani, veniva riconosciuto come vino “tipico e pregiato”.

    Il primo disciplinare del Soave approvato nel 1968 (DPR 21/8/68 e DPR 22/10/68) ha riconosciuto la Denominazione di Origine Controllata fissando la Garganega tra il 70 ed il 90% ed il Trebbiano di Soave o nostrano tra il 10 ed il 30%. Le fortune commerciali del Soave ed una viticoltura più specializzata emarginarono ancora di più il Trebbiano di Soave che ha una maturazione anticipata rispetto alla Garganega a favore di altri Trebbiani, così nel 1976 (DPR 6/5/76) il disciplinare veniva aggiornato portando la Garganega fino al 100% con la possibilità di usare il Trebbiano Nostrano fino al 30% e quello toscano fino al 15% nell'ambito di questo 30%.
    Con gli anni ’80 arrivarono in zona i primi Chardonnay e Pinot Bianco, vitigni interessanti sia per vinificazioni in purezza che in uvaggio con la tradizionale Garganega. Il disciplinare vedeva così un'ulteriore aggiornamento nel 1992 (dpr 18/6/92) con l'introduzione nel 30% dei vitigni complementari anche di queste due varietà accanto al trebbiano di Soave.
    Nel 1998 arrivava la Docg per il Recioto di Soave (D.M. 7 maggio 1998), alla quale si affianca nel 2001 la Docg per il Soave Superiore (D.M. 29 ottobre 2001).
    Nel 2002, con il D.M. 6/9/02 viene fissata la garganega per almeno il 70 % e per il rimanente da uve e vitigni Trebbiano di Soave (nostrano), Pinot Bianco e Chardonnay. In tale ambito del 30%, e fino ad un massimo del 5%, possono altresì concorrere le uve provenienti dai vitigni a bacca bianca, non aromatici, autorizzati e raccomandati per la provincia di Verona.

    <b>CARATTERISTICHE ORGANOLETTICHE

    Dal punto di vista organolettico ha un colore delicato, un naso nitido ed uno sviluppo gustativo rapido ed appagante che non induce ad assuefazione neppure dopo lunghi periodi di consumo.

    •colore: giallo paglierino tendente a volte al verdognolo.
    •odore: vinoso con caratteristico profumo intenso e delicato.
    •sapore: asciutto, di medio corpo e armonico, leggermente amarognolo.
    Garganega e Trebbiano di Soave, così come noi oggi li conosciamo, sono il frutto di una lunga interazione naturale tra vitigno ed ambiente a cui l'uomo ha dato in questi ultimi anni un particolare contributo.
    La Garganega non possiede una aromaticità spiccata, ma un piccolo patrimonio di profumi di cui la mandorla e i fiori bianchi sono i più nitidi; ha uno sviluppo biologico molto lungo, tanto da giungere a maturazione in ottobre; ha una buccia dura e particolarmente gialla (quasi rossa) quando è matura. Non ha un'acidità preponderante ma piuttosto un interessante equilibrio di estratti e zuccheri.
    Il Trebbiano di Soave storicamente molto presente nei vigneti ha lasciato sempre più posto all'esuberanza della Garganega. Solo in questi ultimi anni sta riproponendosi come ideale partner per tracciare nuovi profili enologici per il Soave del futuro combinando la sua sapidità e vivacità con la struttura e la densità tipiche della Garganega.

    PIRAMIDE QUALITATIVA
    Tutta la denominazione è organizzata in senso qualitativo, individuando vigneti diversi per specificità climatiche, orografiche e pedologiche delineando una piramide della qualità che dà nuovi e concreti obiettivi produttivi ai viticoltori, valorizzando al massimo l'impegno in vigna e semplificando la comunicazione verso il consumatore. Una piramide qualitativa logica e naturale: al vertice della piramide il Soave Superiore Docg, sintesi di selezione e rigore, proiettato alla massima espressione qualitativa. Più sotto il Soave di collina sia nella versione Classico, se ottenuto nella zona storica, che nella versione Colli Scaligeri.











Edited by vayiolet.ta - 30/1/2014, 23:16
 
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vayiolet.ta
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Grazie Claudio sono contenta ke ti piace cocktail

 
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vayiolet.ta
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