L' Antro della Sibilla Cumana: il mito rivive

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vayiolet.ta
TOPIC_ICON12  view post Posted on 10/7/2013, 00:42     http://i42.tinypic.com/dwds01.gif   -1





La Sibilla Cumana Dipinto di Michelangelo nella Cappella Sistina

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Antico mito, ancora oggi presente nella memoria del luogo, è quello della Sibilla di Cuma.
Essa era ritenuta essere una profetessa, ispirata direttamente dal dio Apollo e dal quale riceveva responsi da proferire a quanti vi si rivolgevano per ogni tipo di quesito.

La sua struttura constava di un lungo corridoio, sul quale si innestavano 9 corridoi più piccoli, sei dei quali aperti verso l’ esterno.

Cuma è considerata, insieme ad Ischia, la prima colonia di fondazione greca in Campania. È certo comunque che fu fondata nel corso dell’ VIII secolo a. C.
Non si sa perché si scelse proprio Cuma come luogo in cui ambientare la sede della profetessa, chiamato in suo onore appunto Antro della Sibilla Cumana.
È certo, però, che sono molte le fonte che fanno riferimento alla Sibilla, localizzandola proprio nella cittadina campana.






Cuma: le rovine del tempio di Apollo.


A Cuma, nella zona dei Campi Flegrei in provincia di Napoli esiste una misteriosa galleria scavata in una montagna che presenta sconcertanti analogie con la piramide Maya di Palenque
L'Antro della Sibilla a Cuma, Una galleria scavata interamente nella collina di tufo, risalente all'epoca pre-romana, degli antichi popoli italici.
preferiti in epoca romana dalle classi abbienti per costruirvi le loro residenze e giovarsi delle acque termali di Baia.

La donna sapiente in grado di predire il futuro compare nelle tradizioni di molti paesi, ma nessuna più della Sibilla Cumana fu celebrata nell’antichità.
Già in epoca molto remota alcune popolazioni dell’Asia occidentale si tramandavano sotto forma di versi i responsi oracolari di profetesse conosciute come Sibilai.
Si ignora cosa significhi la parola ‘sibilla’, benché la leggenda narri che tale fosse il nome di un’indovina di Marpessus, nei pressi di Troia, nota per aver espresso i suoi oracoli in indovinelli scritti sulle foglie delle piante.
È certo comunque che la tradizione delle Sibille finì per diffondersi anche tra i Greci, e poi tra i Romani, radicandosi in varie località. Sibilla divenne un termine generico attribuito a un gran numero di profetesse sparse in tutto il mondo antico, e in modo particolare a Cuma.
Non si sa se a Cuma sia effettivamente vissuta una persona nota come ‘Sibilla’, benché ai tempi dell’impero Romano la sua tomba venisse mostrata ai visitatori del Tempio di Apollo. Nella tradizione greca le Sibille erano associate ad Apollo, in quanto dio delle profezie.





Apollo e la Sibilla Cumana

Questa enigmatica grotta a forma di trapezio è stata attribuita appunto alla residenza (o "al posto di lavoro") della celeberrima Sibilla Cumana, consacrata al dio Apollo: si dice che questa antica sacerdotessa, le cui origini si perdono nel mito, prevedesse il futuro rispondendo in modo enigmatico e ambiguo ai quesiti degli antichi guerrieri, greci ma anche romani, che le sottoponevano prima di partire per la guerra. Da lei non a caso deriva il termine "sibillino". La Sibilla Cumana era legata al culto di Apollo.Ma in un caso o nell’altro, si riteneva che ricevesse l’ispirazione direttamente dal dio, che tramite lei pronunciava i suoi famosi, ambigui oracoli.
I poeti romani narrarono la storia della profetessa, originaria dell’Oriente, a cui il dio offrì di esaudire qualsiasi suo desiderio pur di diventarne l’amante.
La Sibilla chiese di vivere per un numero di anni pari ai granelli contenuti in una manciata di polvere, che risultarono essere mille. Ma si scordò di domandare anche la perpetua giovinezza, e con il trascorrere del tempo divenne così vecchia e raggrinzita da poter essere rinchiusa in una bottiglia che fu appesa a Cuma. Quando dei bambini le chiesero cosa desiderasse, ella rispose soltanto: "Voglio morire".


(LAGO AVERNO)
Il Culto di Apollo era allo stesso tempo negromantico e ctonio, cioè avente a che fare con i morti e il mondo sotterraneo. Ed è nella veste di guida all’Ade che la Sibilla Cumana si mostra nel sesto libro dell’Eneide.
L’eroe troiano Enea va a consultarla nel suo tempio, un "antro immane" posto sotto il Tempio di Apollo. Prima di condurlo con i suoi uomini fino all’entrata del Lago Averno, la maga gli ordina di procurarsi il prodigioso Ramo d'Oro quale lasciapassare per l’Ade.Il misterioso lago, distante soli 4 km da Pozzuoli, conserva tuttora il nome originario. Circondato nell’antichità da nere, incombenti foreste, e magicamente evocato dal pittore inglese Turner, ha oggi mutato grandemente aspetto in seguito alle eruzioni vulcaniche e allo sviluppo dell’edilizia.
È rimasto tuttavia un luogo di grande suggestione.
Con le sue acque profonde e sulfuree riempie il cratere di un antico vulcano, le cui mortali esalazioni, così narra la tradizione, tenevano lontani gli uccelli.
Troverebbe così spiegazione il suo nome, che si ritiene derivi dal greco aornos, "senza uccelli".








VIRGILIO

Tra i vari autori sono certamente degni di nota Licofrone e Virgilio.
Quest’ ultimo ne parla addirittura nella sua Eneide,
in cui il protagonista Enea intrattiene una conversazione proprio con la Sibilla,
la quale lo accompagna personalmente nella sua discesa agli inferi.
L’ ingresso agli inferi, secondo un’ altra tradizione molto antica,
era stato collocato presso il Lago d’ Averno,
sempre nei Campi Flegrei e soprattutto prossimo a Cuma e all’ Antro della Sibilla.







(PAUSANIA)


Anche altri autori più tardi ne parlano e tra loro c’è Pausania, uno scrittore molto attendibile. In realtà egli non parla di un antro vero e proprio, ma riferisce che gli abitanti di Cuma si limitavano a mostrare solo le ceneri della Sibilla, che erano conservate presso un tempietto eretto in onore del dio Apollo.










(PETRARCA)

Durante il Rinascimento, la tradizione della Sibilla venne perpetuata ed enfatizzata da due grandi scrittori: Petrarca e Boccaccio.
Nonostante molte ricerche volte a smentire questa localizzazione, solo a partire dalla seconda metà del 1800 le ricerche archeologiche vennero concentrate sull’ acropoli di Cuma, oggi aperta al pubblico.

Durante queste campagne di scavo che si sono susseguite per decenni, si è scoperto che la grotta, che secondo la tradizione ospitava la Sibilla, ha subito nel corso dei secoli vari rimaneggiamenti: fu interessata infatti da fasi romane e bizantine.
(BOCCACCIO)














(UNA DELLE CISTERNE)
La leggenda dice che la sibilla cumana percorreva questa galleria fino a lavarsi nell'acqua delle cisterne in cui era presente il dio Apollo (la galleria era sotto il tempio di Apollo), posseduta così dal dio scriveva i Libri Sibillini, libri profetici sulla storia del mondo. L'ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, ne vietò il culto e tramutò il luogo in semplice cisterna. si dice che successivamente i cristiani usassero la grotta come necropoli, ma venne definitivamente abbandonata non appena videro che i cadaveri sepolti resuscitavano ritornando il vita!
Alla fase romana si potrebbero attribuire le cisterne rinvenute
in tre ambienti a pianta rettangolare.
Queste cisterne dispongono di alcune cavità,
forse utilizzate come catacombe durante il periodo bizantino.



(CAMERA DELL'ORACOLO)
(VESTIBOLO)

Quando negli Anni Venti, si procedette a una campagna di scavi, la caverna risultò più grande di quanto ci si aspettava, ossia lunga 183 m, con pozzi luce e cisterne d’acqua. La galleria attraversava in linea retta la collina e venne presto identificata come un’opera militare costruita dal generale romano Agrippa.
Nel 1932 fu scoperta una seconda caverna, che gli archeologi ritennero essere quella della Sibilla. Vi si accede tramite una galleria lunga 107 m, con 12 brevi passaggi laterali che si aprono sul fianco del colle, da cui filtra la luce.
La galleria principale termina in un vestibolo contenente un paio di sedili scavati nella roccia e al di là di essi una camera a volta. Forse i visitatori della Sibilla si sedevano in attesa di consultarla mentre la profetessa vaticinava nascosta dalla porta che separava in origine il vestibolo dal tempio interno.
Erano probabilmente in uno stato di esaltata aspettativa dato che, durante il giorno, l’alternarsi di fasci di luce e oscurità originati dai pozzi, lungo la galleria, faceva sì che chiunque provenisse daH’interno per condurre i nuovi arrivati al tempio apparisse e scomparisse.




Ufficialmente la galleria sarebbe stata realizzata dagli antichi Greci e poi dai già citati Romani, venendo prodotta in due periodi: il primo tra il VI e il V secolo BCE quando furono scavati in un tufo molto duro la galleria e la sala dell'oracolo; poi successivamente, nel IV-III secolo BCE, fu modificata e ampliata.

Un'altra ipotesi attribuisce l'origine della grotta a tempi più recenti, in quanto qualche archeologo dice essere stata scavata al tempo della Seconda Guerra Mondiale allo scopo di usarla come bunker o deposito di munizioni.

Una riflessione però ci viene in mente: che siano stati i Romani o i Nazisti, perché prendersi il disturbo di scavare a forma di trapezio invece che una semplice galleria a sezione rettangolare? Di certo guardando l'Antro nel suo insieme non ha molto lo styling dell'architettura romana! Infatti da una attenta analisi si può notare una sorprendente analogia con la galleria che conduce alla celeberrima tomba sotto la piramide Maya del re Pacal, a Palenque in Messico. La cosa sarebbe già clamorosa di per sé: tuttavia questo non è l'unico esempio, ben altri sono i siti archeologici nel mondo in cui sono state riscontrate le similitudini con questo monumento. Ricordiamo ad esempio le porte a trapezio delle tombe etrusche, in Toscana e Lazio, anch'esse alquanto misteriose, o addirittura il nostro pensiero va a quelle mura megalitiche del popolo inca a Cusco e a Ollantaytambo in Perù. Cosa assai strana, se si pensa che tutte queste popolazioni antiche erano distanti tra loro migliaia di chilometri ma con una cosa in comune così peculiare come la "porta a trapezio".






Edited by vayiolet.ta - 10/7/2013, 02:01
 
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