L'Ape

« Older   Newer »
  Share  
vayiolet.ta
TOPIC_ICON12  view post Posted on 4/4/2013, 10:50     http://i42.tinypic.com/dwds01.gif   -1




Le api sono insetti appartenenti all'ordine Hymenoptera,
sottordine Apocrita, sezione Aculeata, superfamiglia Apoidea.
La superfamiglia Apoieda comprende parecchie famiglie di api solitarie
e una famiglia di api sociali (Apidae),gli apidi includono, accanto a Bombi e Melipone,
le api propriamente dette, rappresentate dal solo genere Apis con quattro specie:
A.florea, A. dorsata, A.cerana e A. mellifera.
L'ape vive in società persistenti, matriarcali e monoginiche costituite
da 20.000-70.000 individui distinti in due caste:
la casta degli anfigonici e dei riproduttori comprendente la femmina fecondata o regina,
i maschi o fuchi, e la casta delle operaie composta da femmine con gli organi genitali involuti.
Le differenze tra regine e operaie è invece dovuta alla diversa
alimentazione ricevuta durante lo sviluppo larvale:
le larve destinate a diventare regina vengono nutrite con gelatina reale,
quelle destinate a diventare operaia subiscono, come i maschi,
un cambiamento di dieta e dal terzo giorno vengono nutrite con polline e miele.
Le api fanno parte della famiglia delle Apidi, dell'ordine degli Imenotteri. Come tutti gli insetti, le api hanno sei zampe ed il loro corpo è diviso in tre parti: capo, torace ed addome. Hanno delle parti del corpo modificate per poter raccogliere polline e nettare, che viene trasformato in miele; queste modificazioni riguardano la struttura delle parti boccali e quella delle zampe.


L'apparato boccale è adatto alla raccolta dei liquidi: se l'insetto vuole raccogliere dell'acqua o dello zucchero disciolto impregna il labello di liquido che poi passa nel solco ligulare e vi sale per capillarità. Quando i liquidi arrivano alla faringe si mescolano al secreto delle ghiandole salivari che vi sboccano, e una volta entrati nell'ingluvie o borsa melaria, subiscono l'azione enzimatica della saliva che cambia il nettare in miele.
Oltre al nettare e all'acqua un altro alimento indispensabile per i melliferi è il polline che fornisce loro sostanze azotate. Il polline viene raccolto ed immagazzinato principalmente dalle zampe. Il primo articolo del tarso, soprattutto nelle zampe posteriori è molto lungo e largo e possiede verso l'interno una spazzola di peli che serve all'insetto per raccogliere il polline sparso sul corpo. La tibia delle zampe posteriori ha una depressione longitudinale sulla faccia esterna che si chiama cestella; in questa viene ammassato il polline.










Le api vivono nell'alveare; la costruzione dei favi è affidata a giovani api (10-15 giorni di età). Queste vengono nutrite abbondantemente con miele e si attaccano alla volta dell'arnia, allacciandosi le une alle altre in modo da formare una catena; le secretrici di cera rimangono in questa posizione anche per 24 ore, dopo di che la cera comincia a comparire sotto forma di esili lamelle sull'addome. A questo punto un'ape si stacca dal festone e sale verso la volta dell'arnia, dove depone la cera staccata dall'addome e manipolata dalle mandibole e costruisce un primo piccolo blocco; questa operaia rientrerà nel gruppo per lasciare il posto ad un'altra.



Le cellette di un alveare non hanno tutte lo stesso scopo: infatti alcune servono per l'allevamento ed altre come deposito degli approvvigionamenti, miele e polline. Le celle dove vengono deposte le uova sono chiuse da un opercolo di cera così come quelle che contengono miele, mentre le celle con il polline rimangono aperte. Un alveare può contenere da 30 a 100.000 operaie a seconda della grandezza dell'arnia; le api operaie hanno una vita non superiore alle 5-6 settimane nel periodo di grande lavoro, ma quelle nate in autunno riescono ad arrivare fino alla primavera.





Quando le api spariranno la natura ci presenterà il conto
“Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero quattro anni di vita” (Albert Einstein)
Esiste una celebre profezia attribuita al grande scienziato Albert Einstein secondo la quale all’umanità, nel momento in cui dovessero estinguersi le api, non resterebbero che pochi anni di vita. Si è sempre pensato che questo scenario catastrofico fosse degno, forse, di un mediocre film di fantascienza e quindi nessuno avrebbe potuto immaginare che entro breve tempo avrebbe assunto i contorni definiti di una minaccia concreta. Da alcuni anni negli Stati Uniti e in molte aree d’Europa la popolazione totale delle api risulta dimezzata. I primi ad accorgersene sono stati gli apicoltori, ma il fenomeno ha suscitato l’allarme della comunità scientifica non appena ha assunto proporzioni tali da mettere in crisi molte produzioni agricole. Che cosa sta uccidendo le api?
Alcuni ipotizzano che si tratti di una delle conseguenze del riscaldamento globale, secondo altri sarebbero le onde elettromagnetiche attivate dalla telefonia cellulare ad essere responsabili delle difficoltà che le api incontrano nel ritornare al proprio alveare. In base a quanto riportato dal Corriere.it le api sono a rischio estinzione.


L’ allarme è stato lanciato dall’Apat e sottoscritto da Francesco Panella, presidente dell’Unione Apicoltori, il quale sostiene che la colpa risiede nei cambiamenti climatici ma anche nell’inasprimento delle infezioni da virus e dall’inquinamento da fitofarmaci. In Italia ci sono circa 50 mila apicoltori e 100 mila alveari, vengono prodotti oltre 10 mila tonnellate di miele all’anno. Ma il danno (circa 250 milioni di euro ) non riguarda solo il mercato del miele e dei suoi sottoprodotti, infatti le api sono fondamentali nella produzione di pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, ciliegie, cocomeri, zucchine, pomodori, soia, colza. Le api, inoltre, rappresentano un bioindicatore molto importante, infatti esse muoiono a causa di qualsiasi cambiamento importante che si registri all’interno del nostro ecosistema. Solo nel 2007 l’Italia ha perso duecentomila alveari. Il fenomeno detto Colony Collapse Disorder sta crendo serie preoccupazioni nel mondo scientifico. Da sempre attenta alla natura, da cui provengo, sono oltremodo preoccupata per la poca importanza che viene data a questo fenomeno.


Perché le api muoiono dopo aver punto le persone?
Le api operaie da miele, che hanno il compito di raccogliere il polline, volano di fiore in fiore, avendo come unico sistema di difesa contro gli altri insetti o altre api avversarie un pungiglione posto nella parte più bassa dell’addome.
Questi pungiglioni sono muniti di un uncino, che a contatto con la sottile pelle degli esseri umani e degli altri mammiferi rimangono impigliati nei tessuti dell’epidermide; nel tentativo di togliere l’aculeo, il più delle volte, l’ape si strappa la parte terminale dell’addome finendo per morirne qualche minuto dopo.

L’ape regina e le altre tipologie di ape, invece, hanno un uncino più smussato che permette loro di pungere anche più volte senza conseguenze letali.


Edited by vayiolet.ta - 4/4/2013, 13:06
 
Top
0 replies since 4/4/2013, 10:50   409 views
  Share