La storia e gli effetti collaterali del DDT

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vayiolet.ta
TOPIC_ICON12  view post Posted on 3/4/2013, 14:25     http://i42.tinypic.com/dwds01.gif   -1




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Carta d'identità
Fareste entrare in casa vostra una sostanza che si presentasse con questo documento d’identità? Sicuramente no, e comunque non potreste: il diclorodifeniltricloroetano, detto DDT, è stato bandito. Eppure, fino a pochi decenni fa, veniva tranquillamente spruzzato all’interno delle nostre case per uccidere gli insetti. E ancora oggi il DDT può essere utilizzato, anche se sotto particolari restrizioni. Questa piccola storia vi aiuterà a capire il perché.
1874: nascita-------------------Prof.Von Bayer
Probabilmente il DDT fece la sua prima apparizione al mondo nei laboratori guidati dal Prof. von Bayer dell’Università di Strasburgo per opera di un dottorando austriaco, Othmar Zeidler, che lo sintetizzò a partire da clorobenzene e cloralio (CCl3-CHO).
Zeidler dedicò al nuovo composto poche righe in una pubblicazione del 1874, senza sospettare che la sua reazione chimica sarebbe diventata il processo base per la produzione industriale di DDT.

1939: l'insetticida miracoloso
Rimasto per quasi un secolo il frutto di un mero esercizio di chimica, il DDT verrà riscoperto in Svizzera nei laboratori della Geigy Company, dopo una puntigliosa ricerca sull’attività insetticida di migliaia di sostanze.
Iniziata nel 1932, la ricerca continuò nel 1935 dal gruppo diretto da Paul Hermann Müller e culminò nel 1939 con la scoperta della potente attività insetticida del DDT.
L’obiettivo di Müller era ambizioso: trovare una sostanza letale per gli insetti ma innocua per le piante e gli animali a sangue caldo, chimicamente stabile per avere il tempo di agire e facile da produrre a basso costo.
Insomma l’insetticida ideale! Il metodico chimico svizzero avrebbe ricevuto per questa scoperta il Premio Nobel in Medicina (1948).
1942: viaggio intercontinentale
Il nuovo insetticida si rivelò così efficace da venire subito brevettato (1940) e commercializzato (1942).
Dalla Svizzera avrebbe girato il mondo, sia intenzionalmente laddove se ne richiedeva l’uso, che accidentalmente per la sua inerzia chimica, spingendosi fino al Polo Nord, sospinto dai venti e dalle correnti marine.
Il primo campione oltrepassò l’oceano nel 1942, per raggiungere gli Stati Uniti, che erano alla ricerca di un'arma per difendere le truppe dalle malattie tropicali trasmesse dagli insetti.
I risultati delle prime prove furono così incoraggianti, che vennero subito siglati i contratti con le industrie chimiche per la produzione del DDT su larga scala.



1944: l'esordioLa prima campagna con il DDT venne intrapresa a Napoli per scongiurare un'epidemia di tifo. Oltre tre milioni di individui, fra civili e militari, vennero "impolverati" con la miscela insetticida. Il DDT cominciò a farsi la sua reputazione di "insetticida miracoloso".
Visto l’esito positivo ottenuto a Napoli contro i pidocchi, l’arma del DDT fu puntata contro le zanzare anofele, i vettori della malaria. Il banco di prova fu la provincia di Latina (ai tempi Littoria), colpita da una recrudescenza della malattia. Altre campagne di irrorazione con DDT furono poi condotte in Veneto e in Sardegna.
Ravenna, da sempre circondata da acque stagnanti, non era risparmiata dalla malattia. Come in altre parti d’Italia, la malaria veniva combattuta con somministrazioni di chinino, bonifiche per colmata, uso di larvicidi, sia “chimici”, come il verde di Parigi, che “biologici” con l’introduzione delle gambusie, pesciolini di origine americana. Nel dopoguerra, il DDT si alleò a queste pratiche consolidate, e la malaria fu definitivamente sconfitta.
1945: gli usi civili
Una volta commercializzato, l’uso del DDT aumentò vertiginosamente, per proteggere campi e foreste, ma anche l'interno delle case, dall'attacco degli insetti. Del resto gli esperimenti, fatti anche su volontari, avevano evidenziato la sua bassa tossicità acuta.
Preparati contenenti DDT si potevano trovare sugli scaffali dei negozi, e c'era chi li usava incautamente sugli animali domestici.
Anche in Italia, il DDT diventò un’insetticida di largo uso. A Ravenna, lo dimostrano la confezione e lo spruzzatore di DDT mostrati nella foto e “scoperti” dalla D.ssa Marna Ortolani (Provincia di Ravenna). I tempi sono cambiati, l’insetticida non è più usato contro l’anofele, ma contro insetti meno temibili, come la mosca comune.


1955: lotta globale contro la malaria
L’ottimismo suscitato dal successo degli interventi in Italia spinse l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a lanciare una campagna di sradicamento della malaria a livello mondiale basata sull'uso del DDT.
La malattia verrà debellata nei paesi sviluppati ed in molte aree dell'Asia e dell'America Latina, ma l’ambito traguardo non verrà raggiunto. La campagna globale fu interrotta nel 1969 per le difficoltà incontrate nelle zone ad elevata incidenza (Africa subsahariana).Nondimeno, l’OMS ha stimato che nei suoi primi otto anni di applicazione l’insetticida abbia evitato non meno di 100 milioni di casi di malaria e 5 milioni di morti.






1946-1960: effetti collaterali
Fin dal suo esordio, il DDT suscitò la perplessità di diversi scienziati che temevano le conseguenze dell’uso massiccio di una sostanza di cui non si conoscevano gli effetti sul lungo periodo (tossicità cronica).
Già le prime analisi chimiche sulla diffusione del DDT dimostravano che il composto si concentrava nel tessuto adiposo e finiva nel latte materno. Nel 1950 c'erano indicazioni sulla sua persistenza e mobilità. Gli insetti dannosi sviluppavano resistenza contro l'insetticida, mentre specie utili potevano soccombere sotto la sua azione.
L'uso sconsiderato del DDT poteva perturbare gli equilibri fra le specie viventi con effetti imprevedibili sull’ecosistema. Fra gli esempi più noti citiamo l'operazione cat drop e l'effetto sugli uccelli.
Quando il gatto non c'è. Durante la campagna di controllo della malaria iniziata nel 1955 negli stati del Borneo Sabah e Sarawak, il DDT fu spruzzato all'interno delle abitazioni. L'obiettivo sanitario fu raggiunto, ma ci furono effetti inattesi dovuti al fatto che il DDT uccideva non solo le zanzare, ma anche altri insetti, come le blatte e le vespe.
Questi insetti passarono l'intossicazione ai gechi, che a loro volta la trasmisero ai gatti, per i quali fu letale. Il risultato inatteso fu un'esplosione di ratti, con il rischio di trasmissione di malattie come la peste o il tifo.
Per fermare lo sviluppo dei ratti, si pensò di ripristinare la popolazione dei gatti. Nei villaggi più inaccessibili del Sarawak i felini sarebbero stati messi in speciali contenitori e paracadutati dalla Royal Air Force.
Nel 1947 cominciarono le disinfestazioni con DDT per colpire i coleotteri della corteccia che trasmettevano la micosi dalle piante malate a quelle sane. Ma ne fecero le spese anche i pettirossi, che vennero trovati morti o agonizzanti nelle zone irrorate.
I pettirossi erano le vittime finali di una catena di contaminazioni da DDT che partiva dalle piante trattate e, attraverso il suolo, arrivava ai lombrichi di cui si cibavano.
La contaminazione globale da DDT (e altri insetticidi organoclorurati) fu poi associata al declino della popolazione di alcune specie di uccelli predatori, fra cui il falco pellegrino. La causa principale fu imputata all'assottigliamento dei gusci delle uova, verificatosi a partire dal 1947.





1962: primavera silenziosa"Su zone sempre più vaste del suolo statunitense, la primavera non è ormai più preannunziata dagli uccelli, e le ore del primo mattino, risonanti una volta dal loro bellissimo canto, appaiono stranamente silenziose."
Così scriveva Rachel Carson nel suo libro “Primavera silenziosa”, illustrando numerosi esempi sugli effetti dannosi prodotti dall'uso sconsiderato del DDT, e allertando l'umanità sul rischio per la salute umana minacciata dai composti di sintesi.
Le problematiche ambientali legate all'uso del DDT e di altri pesticidi raggiunsero l'attenzione del grande pubblico, brani del libro apparvero in anteprima sul New Yorker e furono letti e commentati da popolari emittenti radiofoniche.


1957-1966: il DDT in tribunaleL'atteggiamento nei confronti del DDT mutò radicalmente nell'arco di un decennio, un cambio di rotta che esemplifichiamo con due storie processuali.
Il primo caso riguarda la campagna di irrorazioni aeree di DDT per sradicare la Lymantria dispar, un lepidottero le cui larve sono ghiotte delle foglie di quercia.
L'origine dell'infestazione si fa risalire al 1870, quando Leopold Trouvelot, rinomato per i suoi disegni astronomici (un cratere lunare porta il suo nome), perse il controllo di alcuni esemplari di Lymantria, che aveva portato con sé dalla Francia per i suoi esperimenti con i bachi da seta. La farfallina si insediò nei pressi della sua casa nel Massachusetts e rimase una curiosità del luogo fino al 1889, quando si trasformò in una specie infestante (e lo è tuttora).
Nel 1956 alcuni residenti di Long Island sollecitarono un'ingiunzione giudiziaria per proibire la disinfestazione con DDT, che avrebbe interessato sia terreni coltivati che zone suburbane. I cittadini erano preoccupati che il DDT potesse danneggiare la loro salute.
Il giudice respinse la richiesta, e la campagna di irrorazione aerea fu puntualmente effettuata nel 1957.
Il secondo caso, è quello di Yannacone contro Dennison del 1966, che riguardava l'ingiunzione di proibire l'uso del DDT per il controllo delle zanzare nella Contea di Suffolk. Il divieto veniva richiesto da Carole Yannacone a nome di tutti coloro che volevano usufruire e godere di un lago i cui pesci venivano minacciati a morte dall'insetticida.
La causa fu fatta propria dagli ambientalisti, che cominciavano in quegli anni a far sentire la loro voce, e a reclamare con forza il diritto di vivere in un ambiente pulito. Questa volta il giudice accolse l'ingiunzione, ma solo per un anno. Il bando totale richiedeva un'azione legislativa.
I due casi avevano motivazioni diverse, la salute umana e la salvaguardia dell’ambiente. Sarà quest’ultima a spingere la comunità internazionale a bandire l’uso del DDT a livello globale.


1970: il bandoIl timore per i danni ambientali causati dal DDT spinse numerosi Paesi a limitarne la produzione e l'uso. La Svezia fu la prima nazione a bandire il DDT nel 1970, due anni dopo fu bandito negli USA dall'EPA (eccezione fatta per gli usi essenziali per la salute pubblica).
Nel 1978 una direttiva europea proibì la commercializzazione e l'uso di prodotti per l'agricoltura contenenti DDT ed altri insetticidi organoclorurati.


2001: la convenzione di Stoccolma
Nel 2001 numerosi Paesi aderiscono alla Convenzione di Stoccolma, un trattato globale per bandire l'uso del DDT e di altre sostanze persistenti nell’ambiente. La Convenzione entra in forza nel 2004, obbligando gli stati firmatari a rigorosi adempimenti.
Il trattato permette la produzione e l'uso del DDT per il controllo dei vettori delle malattie, in particolare della malaria. Ancora oggi, questa malattia uccide un milione di persone ogni anno, soprattutto bambini. L’utilizzo del DDT deve però avvenire nel rispetto delle condizioni del trattato e sotto specifiche raccomandazioni dell’OMS.
Il DDT continua ad animare il dibattito fra oppositori e sostenitori. I primi lamentano, oltre al danno ambientale, gli effetti dannosi sulla salute umana quali alterazioni del sistema endocrino, disordini neurologici, anomalie nella riproduzione, insorgenza di tumori; gli altri considerano ancora controverso il legame fra DDT e i suoi effetti cronici, mentre ritengono assodata la sua efficacia nel ridurre la trasmissione della malaria (l'uso sanitario è di gran lunga minore di quello effettuato un tempo in agricoltura, e mancano valide alternative in certe situazioni).





Edited by vayiolet.ta - 23/5/2013, 11:22
 
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