I REUMATISMI DI PROMETEO

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vayiolet.ta
TOPIC_ICON12  view post Posted on 20/11/2012, 00:40     +1   http://i42.tinypic.com/dwds01.gif   -1




Dentro l’architettura
perfetta del corpo
I REUMATISMI DI PROMETEO
Quali sono i veri rischi quando ci troviamo di fronte ai
distrubi osteoarticolari? Spesso tendiamo a sottovalutarli,
altre volte li affrontiamo con terapie incomplete e Qsbagliate che,
paradossalmente, li radicano nel nostro organismo.
Sebbene la nostra struttura organica dipenda dalle nostre 206
ossa, la maggior parte di noi non se ne prende cura come dovrebbe:
negli ultimi 10 anni le patologie che riguardano la dimensione
osteoarticolare sono cresciute del 23%, con altrettanti casi
non diagnosticati ufficialmente. Spesso, anzi, ci rendiamo conto
di avere uno scheletro e delle articolazioni solo nel momento
in cui si presentano dei problemi, come un mal di schiena o
qualche doloretto alle gambe. Di solito si tratta di mali passeggeri
che denotano un po’ di stanchezza e guariscono
presto.
Altre volte si tratta di patologie più serie,
che devono essere affrontate con decisione perché potrebbero
insediarsi e limitare i nostri movimenti quotidiani in modo
significativo: artrosi, osteoporosi, artriti e reumatismi
possono essere “di passaggio”, oppure cronicizzarsi in
profondità. Ecco come li “vede” e li affronta la scienza
“ufficiale”.




Un disturbo mitico
DISTURBI OSTEOARTICOLARI: UNA PRIMA ANALISI
Il primo reumatologo della storia potrebbe essere
considerato l’eroe mitologico
Prometeo: si narra infatti che quando l’aquila
inviata da Zeus gli divorava il fegato,
dal sangue che perdeva nascesse un fiore,
il colchico. Tale fiore fu impiegato durante
tutta l’antichità come farmaco,
in particolare contro i dolori articolari.
A partire dall’Ottocento il colchico è stato
definitivamente consacrato come farmaco
antireumatico, con il nome commerciale
di “colchicina”.
Del resto le malattie reumatiche erano
conosciute già dagli antichi: il faraone
Ramsete II soffriva di disturbi articolari,
e veniva curato con la radice di salice,
mentre il greco Ippocrate fu il primo a
individuare il reumatismo articolare e a
effettuare una classificazione dell’artrosi.





Perché i dolori ossei aumentano quando cambia il tempo?

La causa principale è da ricercare nell’attività di
alcuni barorecettori (recettori organici della pressione
arteriosa) presenti nella parete dei grossi vasi sanguigni.
Quando i barorecettori rilevano un cambiamento,
indotto dalle mutate condizioni atmosferiche,
inviano segnali al sistema nervoso centrale
che regola la pressione sanguigna di conseguenza.
Se questi recettori si trovano in prossimità di articolazioni
colpite da una malattia reumatica o fratture,
la reattività alle variazioni della pressione atmosferica esterna
si somma agli effetti dell’infiammazione e provoca dolore.

È vero che le ossa invecchiano?

Come tutti i tessuti del nostro corpo anche le ossa invecchiano.
Con il passare degli anni si perde massa ossea
più di quanto se ne riesca a formare.
Ciò interessa soprattutto le donne in menopausa.
Questa mancanza di equilibrio è uno dei meccanismi che
favorisce lo sviluppo dell’osteoporosi
e aumenta il rischio di fratture.

È vero che l’attività fisica protegge le ossa?

L’esercizio fisico sotto carico favorisce lo sviluppo osseo nei giovani
(soprattutto con attività ad alto impatto, come l’allenamento con i pesi)
e può rallentare la perdita ossea nei soggetti anziani,
anche con attività a basso impatto come il camminare o il nuoto,
che possono avere effetti benefici in generale sulla salute
e sulle capacità funzionali.

Soffro di dolori alle ossa. Di cosa si tratta?

Fortunatamente una notevolissima percentuale di
casi di “dolori alle ossa” sono invece il frutto di
cattive abitudini quali l’eccessiva sedentarietà oppure il
perseverare in posture scorrette, soprattutto durante
prolungati periodi di tempo trascorsi alla scrivania o
a causa dello svolgimento di lavori dai movimenti ripetitivi.
In alcuni casi i dolori ossei possono essere provocati
dall’artrosi, una patologia degenerativa che interessa
inizialmente la cartilagine delle articolazioni per poi
coinvolgere progressivamente anche l’osso.
Una diagnosi tempestiva è fondamentale per evitare
una degenerazione dell’affezione e una terapia efficace.


 
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