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| | Dentro l’architettura perfetta del corpo I REUMATISMI DI PROMETEO Quali sono i veri rischi quando ci troviamo di fronte ai distrubi osteoarticolari? Spesso tendiamo a sottovalutarli, altre volte li affrontiamo con terapie incomplete e Qsbagliate che, paradossalmente, li radicano nel nostro organismo. Sebbene la nostra struttura organica dipenda dalle nostre 206 ossa, la maggior parte di noi non se ne prende cura come dovrebbe: negli ultimi 10 anni le patologie che riguardano la dimensione osteoarticolare sono cresciute del 23%, con altrettanti casi non diagnosticati ufficialmente. Spesso, anzi, ci rendiamo conto di avere uno scheletro e delle articolazioni solo nel momento in cui si presentano dei problemi, come un mal di schiena o qualche doloretto alle gambe. Di solito si tratta di mali passeggeri che denotano un po’ di stanchezza e guariscono presto. Altre volte si tratta di patologie più serie, che devono essere affrontate con decisione perché potrebbero insediarsi e limitare i nostri movimenti quotidiani in modo significativo: artrosi, osteoporosi, artriti e reumatismi possono essere “di passaggio”, oppure cronicizzarsi in profondità. Ecco come li “vede” e li affronta la scienza “ufficiale”.
Un disturbo mitico DISTURBI OSTEOARTICOLARI: UNA PRIMA ANALISI Il primo reumatologo della storia potrebbe essere considerato l’eroe mitologico Prometeo: si narra infatti che quando l’aquila inviata da Zeus gli divorava il fegato, dal sangue che perdeva nascesse un fiore, il colchico. Tale fiore fu impiegato durante tutta l’antichità come farmaco, in particolare contro i dolori articolari. A partire dall’Ottocento il colchico è stato definitivamente consacrato come farmaco antireumatico, con il nome commerciale di “colchicina”. Del resto le malattie reumatiche erano conosciute già dagli antichi: il faraone Ramsete II soffriva di disturbi articolari, e veniva curato con la radice di salice, mentre il greco Ippocrate fu il primo a individuare il reumatismo articolare e a effettuare una classificazione dell’artrosi.
Perché i dolori ossei aumentano quando cambia il tempo?
La causa principale è da ricercare nell’attività di alcuni barorecettori (recettori organici della pressione arteriosa) presenti nella parete dei grossi vasi sanguigni. Quando i barorecettori rilevano un cambiamento, indotto dalle mutate condizioni atmosferiche, inviano segnali al sistema nervoso centrale che regola la pressione sanguigna di conseguenza. Se questi recettori si trovano in prossimità di articolazioni colpite da una malattia reumatica o fratture, la reattività alle variazioni della pressione atmosferica esterna si somma agli effetti dell’infiammazione e provoca dolore.
È vero che le ossa invecchiano?
Come tutti i tessuti del nostro corpo anche le ossa invecchiano. Con il passare degli anni si perde massa ossea più di quanto se ne riesca a formare. Ciò interessa soprattutto le donne in menopausa. Questa mancanza di equilibrio è uno dei meccanismi che favorisce lo sviluppo dell’osteoporosi e aumenta il rischio di fratture.
È vero che l’attività fisica protegge le ossa?
L’esercizio fisico sotto carico favorisce lo sviluppo osseo nei giovani (soprattutto con attività ad alto impatto, come l’allenamento con i pesi) e può rallentare la perdita ossea nei soggetti anziani, anche con attività a basso impatto come il camminare o il nuoto, che possono avere effetti benefici in generale sulla salute e sulle capacità funzionali.
Soffro di dolori alle ossa. Di cosa si tratta?
Fortunatamente una notevolissima percentuale di casi di “dolori alle ossa” sono invece il frutto di cattive abitudini quali l’eccessiva sedentarietà oppure il perseverare in posture scorrette, soprattutto durante prolungati periodi di tempo trascorsi alla scrivania o a causa dello svolgimento di lavori dai movimenti ripetitivi. In alcuni casi i dolori ossei possono essere provocati dall’artrosi, una patologia degenerativa che interessa inizialmente la cartilagine delle articolazioni per poi coinvolgere progressivamente anche l’osso. Una diagnosi tempestiva è fondamentale per evitare una degenerazione dell’affezione e una terapia efficace.
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