Deadlight

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putna85
view post Posted on 28/10/2012, 23:43     http://i42.tinypic.com/dwds01.gif   -1




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Genere: Platform
Sviluppatore: Tequila Works
Distributore: Microsoft
Data uscita: 1 agosto 2012 (XBLA) - 25 ottobre 2012 (Steam)



PRO


- Tecnicamente ottimo
- Gameplay semplice ma divertente che mescola platform e puzzle games
- Ricco di stile


CONTRO


- Estremamente breve
- Presenta qualche bug fastidioso
- Trama banalotta


votoo



Gli zombie sono ormai più un’icona dei videogiochi che un semplice nemico. Dopotutto si tratta dell’avversario perfetto: sono già morti dunque la loro eliminazione non comporta grossi dilemmi morali, sono numerosi, pericolosi quanto basta, e la loro presenza implica una situazione post apocalittica sfruttabile in un numero infinito di modi. La loro utilità ha portato gli sviluppatori a usarli fino allo sfinimento, e ogni due per tre si viene a sapere dello sviluppo di un nuovo titolo ad essi dedicato. Eppure qualche gemma nascosta nel calderone di zombie games c’è, specie se si va a guardare nella nicchia della distribuzione digitale.
La perla di cui parliamo oggi si chiama Deadlight, un’esclusiva Xbox Live sviluppata dalla software house spagnola Tequila Works. Ora, sappiamo che la Spagna è scarsamente presa in considerazione quando si tratta di videogame, ma fareste male a partire prevenuti in questo caso. Dovete infatti sapere che il piccolo studio conta tra i suoi membri ex programmatori Blizzard e Sony, e sembra aver tutte le carte in regola per sfondare. Vediamo se l’apocalisse zombie ha mantenuto il suo fascino anche in formato arcade.

L’uomo con la barba è sempre quello con più probabilità di sopravvivere
In Deadlight vestirete i panni di Randall Wayne, burbero ex sceriffo alla ricerca della sua famiglia, dopo che i non morti hanno trasformato la terra in una landa desolata. Il nostro eroe si ritrova separato improvvisamente dal gruppo di sopravvissuti con cui era riuscito a campare fino a quel momento, ed è pertanto costretto ad affrontare un percorso pieno zeppo di insidie per ricongiungersi con i suoi amici.
In questo titolo i Tequila Works hanno puntato moltissimo sull’atmosfera, ma sono caduti sulla narrativa, eccessivamente semplice e prevedibile. Con questo non vogliamo però dire che Deadlight sia un’avventura spiacevole da completare, anzi, l’ambientazione ha un certo potenziale, i molti documenti sparsi per i livelli chiariscono in parte le cause del disastro e sono interessanti da leggere, e le occasionali turbe mentali del protagonista si sposano alla perfezione con la brutalità della situazione. L’opera non vi sorprenderà di certo per la sua trama, ma nel suo piccolo vanta più carisma di molti lavori con lo stesso background.
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Il salto dello zombie
Deadlight è a tutti gli effetti un platform 2D con elementi da survival horror, che punta tutto su un gameplay semplice ma efficace, in grado di mescolare enigmi e salti con nonchalance. Randall è un protagonista estremamente agile, in grado di arrampicarsi con grazia su ogni tipo di parete, effettuare più tipi di balzi e rotolare rapidamente per evitare pericoli o infilarsi in un cunicolo. Basta saltare verso una sporgenza per aggrapparvisi immediatamente, ed è possibile usare i muri come piattaforma d’appoggio per saltare più in alto quando la forza nelle gambe del protagonista non basta. I livelli sono tutti lineari, ma presentano numerosi ostacoli o rompicapo che costringono a spostare supporti, disattivare generatori, o sfruttare l’ambiente circostante per avanzare (Wayne non sa nuotare, quindi anche l’acqua va considerata come un temibile avversario). Oltre alle difficoltà di manovra, poi, ci si mettono anche le ombre a rendere problematica la situazione, attaccando indiscriminatamente qualunque cosa emetta un suono. Persino gli zombie fanno difatti parte degli enigmi presenti, ed è spesso possibile aggirarli richiamando la loro attenzione in una zona ove possono venir schivati o eliminati. Ovviamente si può anche scegliere di farli a pezzi a forza di proiettili o con un’accetta, ma le fasi del gioco in cui si è armati sono limitate ed è di solito molto più conveniente evitare gli scontri, perché le ombre non ci mettono molto ad aumentare di numero se la loro attenzione viene richiamata. Le meccaniche del gameplay funzionano e risultano nella maggior parte dei casi molto fluide, tuttavia non mancano le imprecisioni nei salti, e può capitare che qualche bug fastidioso provochi una caduta nel vuoto involontaria. In particolare abbiamo trovato frustranti un paio di situazioni mal calcolate durante la fase finale della campagna, e siamo rimasti bloccati in una stanza senza via di uscita che ci ha costretto a caricare l’ultimo checkpoint per avanzare. Errori che si sarebbero potuti evitare, ma che non inficiano più di tanto un’esperienza alquanto variegata e piacevole.

Non c’è luce senza ombre
Il fatto che gli zombie nel gioco di Tequila Works vengano chiamati “ombre” non è casuale. Lo stile grafico bidimensionale del gioco presenta infatti un forte contrasto, che fa apparire spesso tutte le creature sullo schermo come ombre in movimento. Questa caratteristica, contrariamente a quanto ci si possa aspettare, non porta Deadlight ad essere un gioco graficamente poco curato o dettagliato, tutt’altro. Siamo davanti a uno dei giochi downloadabili più ricchi di stile in circolazione, impeccabile sia nella rappresentazione della città devastata in cui ci si sposta, sia nelle animazioni. Pure il sonoro è di alta qualità, grazie a un ottimo doppiaggio e a musiche in sottofondo appena accennate, ma di grande effetto.
Un sacco di note positive insomma, che però non bastano a far guadagnare al lavoro di Tequila Works un posto tra i re dei titoli downloadabili. Il motivo? La durata. Deadlight è estremamente breve, pensate che vi ci vorranno meno di tre ore a completarlo. I numerosi segreti sparsi per le mappe, sono spesso ben nascosti e meritano di venir esaminati, ma non bastano a convincere il giocatore ad affrontare una seconda run. Seriamente un peccato, poiché la giocabilità riuscita e l'angosciante ambientazione avrebbero permesso una campagna ben più lunga.

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