IPPOPOTAMO

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cicciuzzo67
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L'IPPOPOTAMO



L'ippopotamo (Hippopotamus amphibius), dal greco ἱπποπόταμος ("cavallo di fiume") è un grosso mammifero erbivoro africano. È una delle due specie ancora viventi della famiglia Hippopotamidae (altre due si sono estinte in tempi recenti).

Storia



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Si è a lungo ritenuto che la famiglia degli ippopotami avesse origine dallo stesso ceppo da cui derivano, da un lato, i suidi (maiali, cinghiali ecc.) e, dall'altro, i ruminanti (per esempio, cervidi e bovidi).
Gli studi più recenti sulle origini degli ippopotamidi suggeriscono che ippopotami e cetacei condividano un antenato comune semi-acquatico che si sarebbe differenziato dagli altri Artiodattili circa 60 milioni di anni fa[2][3], per poi dar vita, circa 54 milioni di anni fa, a due branche distinte, da una delle quali si evolsero i cetacei, probabilmente a partire dalla proto-balena Pakicetus e da altri Archaeoceti[4][5].
Su tali basi gli ippopotami avrebbero maggiori affinità con le balene di quante non ne abbiano con gli altri artiodattili.
Nell'era terziaria dovevano esistere diverse specie di ippopotami, dalle quali sono discese le uniche due che ancora sopravvivono ai nostri giorni: l'ippopotamo anfibio (Hippopotamus amphibius) e l'ippopotamo pigmeo (Hexaprotodon liberiensis), che è rimasto più vicino alle forme antiche. L'area di distribuzione di queste due specie mette in evidenza come attualmente esse tendano a ridursi.
Tra la fine del Pliocene e l'inizio del Pleistocene, 2-3 milioni di anni fa, numerose specie di ippopotami vivevano in Asia (compreso lo Srī Lanka), in Europa e in Africa (compreso il Madagascar), l'unico continente in cui sono sopravvissute. Tre o quattro di esse, tra cui Hippopotamus gorgops, che viveva in acque più profonde di quelle frequentate dall'ippopotamo anfibio attuale, abitavano nelle stesse regioni. Solo 120.000 anni or sono, l'ippopotamo sguazzava ancora negli ampi corsi d'acqua di quei territori che oggi costituiscono l'Inghilterra. Creta e Cipro hanno ospitato, fino a 10.000 anni fa, un ippopotamo (Hippopotamus minutus). Gli scavi condotti tra il 1980 e il 1987 a Cipro hanno infatti portato alla luce resti di ippopotami insieme con tracce di attività umana: sarà forse stato l'uomo ad accelerare la scomparsa di quest'animale dalle isole del Mediterraneo orientale? Anche in Madagascar sono stati trovati resti di piccoli ippopotami (Hippopotamus lemerlei ed Hippopotamus madagascariensis), allora gli unici ungulati nativi dell'isola, e vivevano ancora fino a 2000 anni fa circa. Si pensa che un violento mutamento di clima ne abbia causato la scomparsa, proprio nel momento in cui l'uomo arrivava sull'isola, in un'epoca databile approssimativamente all'inizio dell'era cristiana.
Gli ippopotami abitavano un tempo la bassa valle del Nilo. Per gli antichi Egizi, il loro aspetto tondeggiante e massiccio evocava una dea della fecondità, e sotto queste sembianze vennero spesso rappresentati nei bassorilievi.
Oggi in Africa l'ippopotamo ha ancora un ruolo importante nella vita degli uomini, dei fiumi e dei laghi. E non si tratta solo di un ruolo relativo all'alimentazione: questo animale infatti è parte integrante della cultura dei gruppi etnici in mezzo a cui vive. Per esempio nel delta del Niger, durante il festival dell'acqua di Owu, alcuni partecipanti si mettono in testa una maschera da ippopotamo.

Caratteristiche



L'ippopotamo ha una lunghezza testa-corpo da 3,30 a 3,75 m ed è alto al garrese 1,50 m; il peso va da 1,4 a 3 t (i maschi sono nettamente più grossi delle femmine).
L'ippopotamo ha un aspetto tozzo: le zampe sono corte, la testa è grande e prominente, proporzionata al grosso corpo glabro e di forma cilindrica. Nonostante la mole e la curiosa struttura corporea, questo animale è però piuttosto agile. In caso di necessità può caricare - o scappare - a 30 chilometri orari circa. Quando esce dall'acqua, sa inerpicarsi facilmente anche su sponde ripide con l'aiuto delle pur corte zampe. La sua goffa andatura è la conseguenza di un adattamento improntato alla vita acquatica. La conformazione della testa è perfetta per consentire all'ippopotamo di restare immerso a lungo: i grandi occhi, le narici e le orecchie, piccole e mobili, sono situati nella parte superiore del muso e si trovano sullo stesso piano (spesso restano le sole parti visibili). Quando si immerge, le narici e le orecchie si chiudono.
La pelle dell'ippopotamo è quasi glabra: i soli peli che possiede sono le vibrisse (peli tattili), che ricoprono il largo muso, e i peli rigidi sulla punta della coda. Sotto la pelle, uno strato di grasso spesso 5 centimetri protegge gli organi vitali.[senza fonte]
L'ippopotamo fa parte dell'ordine degli artiodattili, cioè degli ungulati che hanno un numero pari di dita. Le zampe terminano con 4 dita di dimensioni uguali; gli zoccoli somigliano più a delle unghie. Per nuotare, l'ippopotamo utilizza le zampe. Osservandolo muoversi sott'acqua, per esempio nelle sorgenti Mzima del Parco nazionale Tsavo, in Kenya, dove l'acqua è straordinariamente trasparente, si direbbe che stia volando.
Gli adulti hanno da 36 a 40 denti, perché gli incisivi possono variare da 4 a 6. I canini sono a crescita continua e possono raggiungere i 50 centimetri di lunghezza per 3 chilogrammi di peso nel maschio e un chilogrammo nella femmina. Aguzzi e taglienti, spuntano verso l'esterno come le zanne, costituendo un'arma temibile. Il primo molare, presente nella dentizione di latte, non viene mai rimpiazzato da un dente definitivo. Può quindi restare a lungo in bocca all'animale poiché nessun altro dente lo fa cadere per sostituirlo. A causa della loro gigantesca mole e della forza sbalorditiva gli ippopotami sono considerati come alcuni tra i più pericolosi animali della terra. In Africa essi vengono visti più pericolosi addirittura dei leoni.
L'ippopotamo perde molta acqua per evaporazione. Si è calcolato che la sua pelle lascia evaporare, su una superficie di 5 centimetri quadrati, 12 milligrammi di acqua in dieci minuti, cioè da tre a cinque volte la quantità che si disperde nell'uomo. L'abbondante traspirazione dipende dal fatto che lo strato corneo protettivo è molto sottile, e per di più esso manca di ghiandole sebacee che possano secernere materie grasse per isolare l'animale dai raggi solari. In compenso, la pelle è provvista di ghiandole cutanee che producono un liquido vischioso e alcalino, contenente molti sali minerali, che con la luce prende riflessi rossi, dando l'impressione che il corpo dell'animale trasudi sangue. Questa secrezione, che fa da schermo contro la disidratazione quando l'ippopotamo si trova fuori dell'acqua, probabilmente ha anche una funzione cicatrizzante.

Struttura sociale



Gli ippopotami vivono in gruppo su un territorio (lago o fiume) che varia a seconda del genere di superficie d'acqua e della stagione. Lungo le sponde di un fiume, in uno spazio meno esteso, abitano più animali di quanti se ne radunino in genere sulle rive di un lago: trentatré ippopotami possono spartirsi cento metri del bordo di un fiume, mentre in cento metri di quello di un lago coabitano solo sette esemplari.
Il regno di un maschio dominante, se è costituito da un corso d'acqua, si estende per 50-100 metri, mentre può raggiungere i 500 metri se è formato dalle acque di un lago. Ed è proprio il maschio dominante a marcare il territorio: piazzandosi sui bordi, il dorso verso la riva, sparge i suoi escrementi in un raggio di due metri. Questo genere di spettacolo sembra affascinare molto i giovani che vengono ad annusare e, talvolta, a inghiottire gli escrementi del capo.
Finché gli esemplari giovani, e soprattutto i maschi quasi adulti, adottano un comportamento di sottomissione verso il maschio dominante, tutto va bene; ma se essi tengono la testa alta, un atteggiamento che il capo interpreta sempre come una sfida, le cose possono guastarsi: le numerose cicatrici sul corpo dei grandi maschi ci lasciano intuire quanto i contrasti possano essere cruenti. In queste circostanze, i canini costituiscono una valida arma. Essi non solo servono infatti per mangiare, ma possono provocare profonde ferite (le quali però cicatrizzano con straordinaria rapidità). I combattimenti si svolgono tra feroci grugniti, cariche nell'acqua, atteggiamenti intimidatori a fauci spalancate. La mandibola di questo animale può spalancarsi a 150 gradi - una vera enormità - e quindi possiede una buona muscolatura. Lo sbadiglio dell'ippopotamo può essere facilmente confuso con un altro gesto dell'animale, e può effettivamente divenire una minaccia: quando il maschio ripiega il più indietro possibile la testa mettendo in mostra tutta la gola in un gesto di sfida per calmare ogni velleità di rivolta interna al gruppo.
I combattimenti possono essere mortali, ma scontri di questa portata sono rari, perché l'ippopotamo ha molto rispetto per la gerarchia. Uno dei comportamenti sociali più caratteristici della specie potrebbe chiamarsi "defecazione di sottomissione": un esemplare subalterno si gira, tira fuori dall'acqua il fondo della schiena, spruzza ben bene il muso del dominante con i suoi escrementi e li spande tutt'intorno con vigorosi colpi di coda laterali. Chi è più in alto nella scala sociale sollecita questo gesto dai giovani maschi: gira loro intorno, tira fuori le spalle dall'acqua, tenendo la testa inclinata. Ogni esemplare che arricchisce nello stesso modo il mucchio di escrementi porge così il suo "saluto" al dominante, facendogli intendere che riconosce il suo posto di comando. In un gruppo possono aver luogo più di cinque defecazioni di sottomissione all'ora, di cui un terzo viene diretto contro il dominante. Tra gli adulti sono frequenti anche i finti combattimenti, labbra contro labbra.

Ciclo vitale



Gli ippopotami maschi non si riproducono prima dei 6-13 anni, le femmine non sono ricettive prima dei 7-15 anni.
I piccoli nascono sempre durante la stagione delle piogge, perciò i parti avvengono una volta all'anno nelle regioni in cui vi è una sola stagione delle piogge, per esempio nell'Africa meridionale; al contrario, dove questa si ripete, come nell'Africa orientale, le nascite si verificano due volte all'anno. Gli accoppiamenti avvengono con un anticipo di 227-240 giorni nella stagione secca. L'estro, ovvero il momento in cui la femmina ha l'ovulazione, dura tre giorni circa. Essa mette al mondo il suo piccolo in acque poco profonde o anche sulla terraferma, in una zona ben riparata dai nemici che vedono nel neonato una preziosa risorsa di carne. Poi lo difende ferocemente dai grandi predatori e dai maschi adulti della sua stessa specie.
Dopo il parto, la femmina resta isolata per una decina di giorni prima di raggiungere il resto del gruppo. Il tasso di mortalità infantile è molto elevato: fino al 45 per cento durante il primo anno di vita e del 15 per cento nel secondo. Poi si abbassa in modo considerevole fino al 4 per cento annuo degli adulti.
Il piccolo resta con la madre fino alla nascita di un fratellino, o anche più a lungo; capita spesso infatti di incontrare femmine circondate da vari giovani di età diverse.
In media le nascite avvengono ogni 24 mesi: 8 mesi di gestazione, un anno di allattamento e quindi altri 4 mesi senza estro, cioè di riposo completo. Solo il 10 per cento delle femmine viene fecondato nei pochi giorni, tra il parto e l'allattamento, in cui il ciclo riprende. Raramente nascono dei gemelli.
La femmina ha due mammelle inguinali, cioè situate molto in basso, vicino all'inguine: il piccolo vi si attacca spesso per la poppata stando sott'acqua, quando la madre è in immersione. E comunque poppa in apnea, a narici e orecchie chiuse, anche sulla terraferma.
I piccoli dell'ippopotamo imparano a nuotare prima che a camminare. Utilizzano il dorso della madre per riposarsi sulla superficie dell'acqua, dato che possono restare in apnea uno o due minuti soltanto, mentre gli adulti resistono facilmente anche cinque minuti.
La crescita è rapida: alla nascita il peso è di circa 30-50 chilogrammi, a un anno è di ben 250 chilogrammi.
A dodici anni viene raggiunta la maturità sessuale, e allora l'ippopotamo diviene un possibile rivale per l'adulto. I dominanti tollerano appena i giovani, ma tutto va liscio se questi, e soprattutto i maschi quasi adulti, assumono un atteggiamento rispettoso nei confronti dei primi; se poi compiono le "defecazioni di sottomissione" di rigore, è ancora meglio.
La longevità va da trenta ai quarant'anni; la lunghezza media della vita si abbassa se si considera l'elevata mortalità giovanile.

Curiosità



All'interno della famiglia Hippopotamidae ritroviamo due soli generi: uno è appunto il genere Hippopotamus con la sola specie Hippopotamus amphibius l'altro è il genere Hexaprotodon che comprende le specie Hexaprotodon liberiensis (ippopotamo nano) e Hexaprotodon madagascariensis (ippopotamo nano del Madagascar) che sono due specie nane.





Progetto Ippopotamo

Negli ultimi 10 anni c'è stato un calo del 70-20% della popolazione di ippopotamo comune. Quest'enorme mammifero semi-acquatico vive in Africa, in zone paludose, laghi e fiumi. Raggiunge dimensioni notevoli: dopo l'elefante e il rinoceronte, l'ippopotamo è il terzo più grande mammifero terrestre vivente.
Gli ippopotami una volta erano distribuiti in tutta l'Africa sub-sahariana, ma la maggior parte delle popolazioni oggi sono state ridotte o sterminate.
Minacciato dalla caccia illegale e non regolamentata per la carne e i suoi denti, è in pericolo anche a causa della perdita di habitat. Oggi le popolazioni più numerose riescono a sopravvivere nelle zone confinati con le aree protette.

Il WWF lavora per combattere il commercio illegale delle parti di questi animali insieme al Traffic (Trade Records Analysis of Flora and Fauna in Commerce), un programma internazionale promosso in colaborazione tra il WWF e l'Unione Mondiale per la Conservazione (IUCN) che ha il compito di monitorare e combattere il commercio illegale di specie animali e vegetali. E' importante anche l'impegno per la tutela e la conservazione delle aree protette in Africa.


Edited by Imperatore61 - 6/7/2012, 12:09
 
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