Le Meduse,meraviglie dei mari

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vayiolet.ta
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Rhizostoma pulmo


Incontrare alcune specie di meduse sott'acqua è uno spettacolo che offre immagini indimenticabili. Il lento movimento e il loro « palpitare» permettono un'attenta osservazione e lasciano al subacqueo un velo di mistero e curiosità.
Le meduse appartengono al phylum zoologico forse più noto ai subacquei: i Celenterati o Cnidari. In questo gruppo, che mostra una grande varietà di forme (pensate al Corallo, o agli anemoni di mare), vengono comprese tre Classi; quella delle meduse è denominata Scifozoi (lett. = animali a forma di tazza). Il nome Cnidari proviene da particolari cellule, gli cnidoblasti che contengono al loro interno una struttura urticante, la nematocisti. Essa comprende un filamento avvolto su se stesso che viene espulso sotto stimolo meccanico o chimico.
Alcuni Celenterati hanno queste cellule sparse lungo tutto il corpo, così, appena l'animale viene sfiorato, le nematocisti scaricano il filamento che va a "conficcarsi" nella pelle. La sensazione di bruciore è immediata e molto forte, paragonabile ad una ustione.

Il corpo di una medusa è costituito da una forma a campana, detta ombrella, e da una struttura allungata al di sotto, detta manubrio, che spesso si divide in più braccia e tentatcoli. Le nematocisti sono collocate soprattutto sui tentacoli, per catturare le prede. Per questo toccandole sull'ombrella, alcune meduse, non sono urticanti. Questi particolari animali sono costituiti dal 98% di acqua, per questo, tolti dall'elemento liquido si afflosciano e perdono ogni forma. Nell'ombrella c'è una struttura gelatinosa detta mesoglea che consente alla medusa un migliore galleggiamento. Lo spostamento in acqua infine è dato da fasci muscolari disposti lungo il margine interno dell'ombrella. Quando le contrazioni terminano, l'animale affonda lentamente.
Le meduse più comuni del Mediterraneo sono 3: la Pelagia noctiluca, la Cotylorhiza tuberculata e la Rhizostoma pulmo.
La Rhizostoma pulmo è la medusa di cui parlavamo all'inizio, può superare i 50-60 cm. di diametro e le sue braccia sono corte e tozze. La colorazione è bianco latte-azzurrognola. mentre il margine dell'ombrella è violetto. La superficie esterna dell'ombrella non è urticante, mentre possono esserlo i tentacoli (ma, come al solito, dipende dalla sensibilità individuale).
La medusa viene anche chiamata volgarmente "polmone di mare" a causa del tessuto frastagliato, simile a quello polmonare, che è presente nella parte centrale delle braccia.

La Pelagia noctiluga detta medusa luminosa perché di notte è fosforescente, è la più pericolosa. Le sue dimensioni sono molto ridotte (circa 10 cm. di diametro) e il colore è rosa-marroncino. Spesso se ne vedono interi banchi che ricoprono alcuni tratti della superficie marina. Possiede tentacoli esili e lunghissimi, tanto a volte da riuscire a "colpire" senza essere vista.




La Cotylorhizav tuberculata è molto particolare, ha un'ombrella a forma di disco ed una serie di tentacoli terminanti anche essi con dei dischetti. L'aspetto è quello di un cespuglio fiorito.....sottosopra! Sotto l'ombrella spesso si nota un gruppo di pesciolini al ....pascolo che aspettano gli avanzi del pasto della medusa. Non è comunque una specie pericolosa e può raggiungere i 30 cm. di diametro.
Tutte le meduse fanno parte del plancton, cioè di quegli organismi che non riescono ad opporsi in modo determinante alle onde o alle correnti marine. Più precisamente, le meduse, rientrano nella categoria del "megaplancton", cioè specie di grandi dinensioni. Infatti, è bene ricordare che esiste tutta un'altra parte di plancton, invisibile, che è la più numerosa. Gli organismi del plancton hanno perciò sviluppato una serie di adattamenti tali da permettere loro la massima galleggiabilità. Le meduse, ad esempio, hanno la caratteristica "ombrella" a forma di paracadute! Mentre gli altri organismi sono più piccoli, invisibili ad occhio nudo, e restano "fluttuanti" più facilmente.
La riproduzione delle meduse è piuttosto complicata, consistendo di due fasi: una sessuale ed una asessuale. Nel primo tipo, la riproduzione sessuale, la medusa femmina emette le uova che vengono poi fecondate dal maschio. Comincia così una nuova vita sotto forma di una piccola larva ciliata, la planula, che nuota per un po' di tempo nel mare. La planula poi scende sul fondo marino e vi si fissa; successivamente assume un'altra forma: il polipo. Questo polipo viene chiamato scifostoma ed è simile ad una piccola attinia o ad una medusa capovolta.
A questo punto inizia la riproduzione asessuale, cioè il polipo comincia a sezionarsi trasversalmente prendendo l'aspetto di una pila di piattini. Ogni "piattino", detto efira, si stacca dall'organismo centrale, si capovolge e diventa piano piano una medusa adulta.

Brividi in gelatina: arrivano le meduse




(Meduse del Mediterraneo-Cotylorhizav tuberculata)Puntuali come sempre, ogni anno le meduse fanno la loro comparsa nel Mediterraneo, rischiando di compromettere con la loro urticante presenza le nuotate estive di migliaia di turisti.
Eppure le meduse sono tra le più misteriose e affascinanti creature del mare...






Amici per la pelle
C'è migliore protezione che quella che si può trovare tra i lunghi tentacoli di una medusa?
Sembrano pensarla così alcuni pesci (in genere molto giovani) che cercano riparo dai possibili predatori proprio lì, "tra le braccia" di una Thysanostoma loriferum, medusa che vive nell'oceano Pacifico, attorno alle isole Hawaii (U.S.A.).
Si tratta di una sorta di associazione simbiotica chiamata commensalismo, che si crea nel mondo animale quando uno degli organismi trae vantaggio dal rapporto con l'altro che, da parte sua, non ne riceve né danno né utilità.
In questo caso specifico, i pesci godono della compagnia della medusa, la quale non ne viene disturbata.



Gelatina rosa
La forma del corpo delle meduse (nella foto, una del genere Cephea) può essere paragonata a quella di un fungo con un'ombrella di forma varia: ad anello, come in questo caso, a disco, piriforme (forma a pera) o anche cubica.
È questa struttura muscolare che contraendosi permette alla medusa di muoversi nell'acqua.
Sotto di essa si estendono invece i tentacoli ricchi di cellule urticanti dette cnidoblasti, attraverso le quali vengono stordite e uccise le prede, ma anche irritati gli uomini che ne vengono in contatto.
Il corpo gelatinoso è dovuto al fatto che, tra lo strato cellulare esterno e quello interno, si trova una patina molto ricca d'acqua, detta mesoglea.
Le meduse Cephea si trovano principalmente nelle calde acque tropicali, come quelle del Mar Rosso, dove è stata scattata la foto.





Acquari, belli... e maledetti
Ecco le straordinarie immagini che si è trovato davanti il visitatore della mostra che si è svolta all'Ocean Park di Hong Kong intitolata "Spettacolari meduse di mare".
In 280 metri quadrati, straordinariamente illuminati e animati con effetti speciali, fluttuavano un migliaio di meduse.
Mettere questi animali in un acquario è un affare piuttosto complicato che esige moltissime precauzioni: basta un urto e uno sfrigolio con una parete ruvido a rompere o ferire queste creature fragilissime e per il 90 per cento composte d'acqua.

Perché le meduse muoiono in poche ore dentro un acquario?

L'acquario non è un luogo adatto alle meduse perché c'è il rischio che questi animali vadano a sbattere o striscino contro le pareti. Le meduse infatti non devono mai urtare contro corpi duri né sfregare contro qualcosa di ruvido, perché si rompono o si feriscono. Fatte per il 90% di acqua, sono molto fragili, e basta il minimo urto per causare loro un danno che, oltretutto, facilmente si infetta.
Bisogna dunque che stiano in un flusso costante di acqua, studiato secondo le necessità e le misure di ogni specie, che le allontani dalle pareti senza però traumatizzarle con troppa energia.
Vasche per esperti. Non è detto che le meduse, termine che comprende molte specie dalle caratteristiche e dimensioni diverse, inevitabilmente muoiano se messe in cattività. Per esempio l'Acquario di Genova ha meduse che sopravvivono a lungo e si riproducono, grazie ad anni di studio e ricerca e con la continua assistenza di specialisti (biologi, veterinari ecc.) e di un laboratorio.


Utile come una medusa
Pensate trovarvi, mentre fate il bagno in mare, davanti alla medusa più grande del mondo...
Ma questo non è un sub qualsiasi, è un ricercatore che sta attaccando un sensore alla medusa di Echizen, zona costiera giapponese.
La grande medusa può raggiungere anche il metro e mezzo di diametro e arrivare a pesare 150 chili.
I pescatori della zona hanno dichiarato di aver avvistato branchi formati da migliaia di esemplari.
E mentre i pescatori vengono danneggiati in parte dalla grande medusa, che si trova nelle acque del mar del Giappone soprattutto in autunno, i ricercatori utilizzeranno questo grande esemplare, grazie ad alcuni sensori collegati a un satellite, per prendere informazioni sulla temperatura del mare in profondità.



Occhi di medusa
Riescono a evitare ogni ostacolo anche all’ultimo momento e a cambiare direzione in men che non si dica.
Quasi come se avessero cento occhi!
In realtà però non è la quantità di occhi a rendere molto abili questi animali, ma la capacità di usarli in modo appropriato.
Le specie che vivono per esempio nel Mar dei Carabi hanno sviluppato una vista verso l’alto (sulla superficie spesso si incontrano rami di alberi).
Mentre le meduse che vivono nei fondali hanno occhi “bassi” capaci di evitare gli ostacoli captando la più piccola variazione di intensità della luce.
Una capacità di elaborazione quest’ultima che, secondo gli esperti, è molto particolare per un animale che non ha un cervello e possiede un sistema nervoso elementare.






Meduse Nomura

Cresce 2 metri (6 piedi 7 pollici) di diametro e dal peso fino a 220 kg (circa 450 sterline), le meduse Nomura vivono principalmente nelle acque tra la Cina e il Giappone, soprattutto nel centro di Mar Giallo e Mar Cinese orientale.




La medusa che non invecchia



Immaginee allargata..
Sono piccolissime, vivono in eterno - almeno finché non incontrano qualche pesce predatore - e si stanno diffondendo in tutti gli oceani del mondo.
Pensate arrivare alla vecchiaia e d’improvviso invece di morire, ridiventare neonati. Sarebbe bello, per provare questa sensazione però bisognerebbe essere una medusa.
La Turritopsis dohrnii infatti, come molti organismi nasce si sviluppa e si riproduce. Ma a questo punto, quando le altre specie di meduse muoiono, lei ringiovanisce. Finisce in fondo al mare e da lì regredisce allo stadio di polipo – da non confondere con il polpo – che è la prima fase della vita di una medusa (è come se una farfalla tornasse bruco) e da lì ricomincia a svilupparsi.
Trans-formazioni. Questo processo si chiama transdifferenziamento. In quasi tutti gli organismi le cellule si differenziano assumendo un ruolo preciso, diventano cellule nervose, muscolari ecc... e rimangono tali fino alla loro morte. Nelle Turritopsis invece, le cellule che si sono già differenziate, dopo un ciclo di vita perdono il loro ruolo e cambiano funzione biologica.
La scoperta della medusa “immortale” risale a diversi anni anni fa e fu fatta da un team dell’università del Salento, ma recentemente la ricercatrice Maria Pia Miglietta, dell’isitituto di ricerca tropicale Smithsonian di Washington ha scoperto che queste meduse, che misurano appena 5 millimetri e sono originarie del Mar dei Caraibi si stanno largamente diffondendo in vari oceani.
Bio sorprese. Quale sia il segreto della loro eterna giovinezza ancora non ci è dato di sapere e gli scienziati, stanno ancora studiano i piccoli animali, sperando non tanto di trovare l’elisir di lunga vita, quanto di capire meglio le diverse forme di vita che compongono il regno sorprendente e ancora per gran parte inesplorato che è la biodiversità.


Perché al mare sono sempre più frequenti le “invasioni” di meduse?
Gli “attacchi” delle meduse nei mari del mondo (non solo nel Mediterraneo) e l’aumento della popolazione di molte specie sono dovuti alle mutate condizioni ambientali. Gran parte della colpa sembra sia dell’uomo, che ha ridotto “concorrenti” e predatori, come tartarughe marine e tonni; le larve dei pesci competono con le meduse per il cibo, mentre gli adulti sono spesso loro predatori. Così le meduse aumentano. Anche il riscaldamento globale può aver influenzato il loro ciclo vitale.
Pericoli per tutti. Le meduse preoccupano per le punture, ma anche per i danni alla pesca. Nel Mediterraneo gli incontri (spesso con la Pelagia noctiluca) sono sempre più frequenti, mentre per esempio in Giappone le meduse di Nomura, che raggiungono i 2 metri di diametro, riempiono le reti dei pescatori tanto da spezzarle col peso.
E in Irlanda un branco di meduse esteso 26 km2 ha distrutto un allevamento di salmoni, uccidendo tutti i 100 mila pesci.

Sciame medusa gigante al largo delle coste della Cornovaglia



Nuotatori e bagnanti , nella Cornovaglia occidentale sono stati avvertiti di numerose meduse giganti.
Diverse centinaia di creature enormi sono state avvistate da subacquei alla ricerca di i squali vicino a Land's End e si pensa siano medusa dalla criniera di leone, ( capillata Cyanea ), che con una dimensione campana arrivano fino a 2,3 e tentacoli potenzialmente lunghi 36m, sono la specie più grande il mondo.
Essi sono in grado di dpungere anche da morti, così i bagnanti sono stati invitati a rimanere sulla spiaggia onde evitare eventuali pericoli .
Le meduse si pensa siano state attratte nella zona, grazie alla fioriture del plancton, che attira gli squali elefante.
E 'raro vedere questi vagabondi oceanici in sciami di grandi dimensioni, soprattutto a sud fino a questo punto , ma il freddo invernale ha fatto sì che le temperature del mare in Cornovaglia sono insolitamente basse per il periodo dell'anno.
Le meduse si sono predate da un altro gigante dell'oceano la tartaruga liuto ( Dermochelys coriacea ), che è anche un visitatore occasionale alle acque della Cornovaglia.



Meraviglie del mare
La più grande delle meduse è la cosiddetta "criniera di leone" (cyanea capillata):
la sua magnifica campana può raggiungere anche i 2 metri e mezzo di diametro
con tentacoli di 30 metri.
Non solo bella, però.
I suoi tentacoli costituiscono infatti un incredibile strumento di difesa
e rilasciano sostanze tossiche che possono anche portare un uomo alla morte.
Celebre la soluzione di uno dei casi di Sherlock Holmes
(The adventures of the Lion's Mane): "L'assassino? Una cyanea!"




Medusa gigante protegge oceani da specie invasiva


La Cyanea capillata è velenosa ed è uno degli animali più lunghi del mondo.
Nonostante sia velenosa e sia uno degli animali più lunghi del mondo, la Cyanea capillata, nota anche come Medusa dalla criniera di leone, si sta rivelando un insolito e inaspettato difensore degli oceani contro l'invasione di una specie marina devastante per l'ecosistema, come spiega la rivista 'New Scientist'.
La Cyanea c. è la medusa più larga conosciuta e contende il record di animale più lungo di tutti i tempi, con la sua pancia di oltre 2,5 metri di larghezza e i suoi tentacoli che possono allungarsi fino a 30 metri (circa la stessa lunghezza della balena blu). Aino Hosia. dell'istituto di ricerca marina di Bergen, e Josefin Titelman, dell'università di Gothenburg, hanno scoperto che la medusa ha come preda lo ctenoforo Mnemiopsis leidyi, un organismo simile alle meduse per forma, consistenza e trasparenza, innocuo per l'uomo ma molto dannoso per l'ecosistema marino, perché impoverisce le risorse ittiche mangiando le uova e le larve dei pesci.
Originario dell'Atlantico occidentale, si è poi diffuso nel Mar Nero con le acque di zavorra delle navi ed è arrivato anche nel Mediterraneo, soprattutto nella laguna di Orbetello. "La medusa criniera di leone - spiegano i ricercatori - può dunque essere un valido aiuto nell'arginare l'invasione dei Mnemiopsis leidyi, che il 90% delle volte scappano dai loro attacchi, ma alla fine finiscono per soccombere".I tentacoli formano "la criniera" della medusa possono arrecare un morso doloroso e potenzialmente fatale. Ma queste tossine non impediscono a molte specie di pesci di alimentarsi ugualmente della grande quantità di meduse presenti nelle acque più fredde.

Allarme meduse: conoscerle per difendersi

Meduse da evitare



Nella foto una medusa del Mar dei Coralli, a quasi 100 miglia nautiche da Cairns in Australia.
Alcune meduse sono anche splendidi soggetti fotografici.I colorati invertebrati possono essere pericolosi. Non tutte le specie sono urticanti. Impariamo a conoscere le meduse dei nostri mari e di tutto il mondo per sapere cosa fare in caso di puntura. La loro crescente diffusione è favorita dall'innalzamento delle temperature. Svolgono un ruolo importante nell'ecosistema marino.
Da 6-7 anni le meduse nei nostri mari sono in aumento, e anche questa estate gli avvistamenti sono numerosi, soprattutto nell'alto Tirreno.
Lavare la ferita con acqua di mare e non con acqua dolce; non grattarsi e non strofinare con la sabbia; evitare metodi fai da te e usare solo prodotti specifici come il gel astringente al cloruro di alluminio; in caso di aggravamento dei sintomi locali e di malessere generale rivolgersi a un medico: sono solo alcuni dei consigli che si possono ritrovare nella campagna informativa promossa dall'ISPRA e dell'Assessorato alla sanità della regione Siciliana intitolata "“Mare E….state in salute - Meduse nel Mar Mediterraneo”.
Non sempre però le meduse sono urticanti o pericolose, e le creature gelatinose che vediamo in mare non sempre sono meduse.
La loro diffusione è in aumento a causa dei cambiamenti climatici e delle temperature sempre più tropicali e anche a causa della diminuzione dei pesci provocata da una pesca sempre più intensiva.
Le meduse sono presenti in ogni punto degli oceani. Possono prosperare in acque calde e fredde, lungo le coste o in profondità. I loro corpi sono composti per il 95% di acqua. Pur non possedendo alcuna massa cerebrale, le meduse sono state capaci di sopravvivere per oltre 500 milioni di anni.
Guardare ma non toccare

Le meduse possono essere molto fastidiose e anche provocare danni gravi, ma solo in rari casi. E solo alcuni tipi sono urticanti, molte specie sono innocue.
I grandi banchi segnalati quest'estate sulle coste liguri e della Corsica appartengono però alla specie Velella velella, più nota come “barchetta di San Pietro”. Non una medusa, ma un piccolo sifonoforo galleggiante, di colore azzurrognolo argentato, dotato di una cresta cornea che funge da vela. La specie vive infatti sulla superficie del mare e si sposta grazie al vento. Essa non è pericolosa per l’uomo ma è anzi ritenuta dai pescatori di buon auspicio per la pesca.





Granchio su una Pelagia noctiluca

La Pelagia noctiluca, detta anche medusa luminosa, per la sua capacità di emettere luminescenza è una delle specie più diffuse nelle nostre acque. E' dotata di un ombrello a cupola con margine sfrangiato da cui originano lunghi e sottili tentacoli.
Negli ultimi decenni è comparsa saltuariamente lungo le nostre coste, mentre da qualche anno a questa parte è ormai stabilmente segnalata in tutte le stagioni.
Alcune creature, come questi piccoli granchi nella foto e qualche giovane pesce, possono vivere impunemente tra i tentacoli tossici delle meduse. Si nutrono prevalentemente di rimasugli, come zooplancton o larve di pesci, rimuovendo così parassiti dal loro “gentile ospite”.





Caravella portoghese


La Physalia phisalis (detta caravella portoghese), è considerata estremamente rara nel Mediterraneo, con apparizioni sporadiche, anche se nel 2009 ha colpito diverse volte nel Mediterraneo occidentale, in Corsica, in Liguria e lungo le coste della Toscana. Physalia puo' misurare 15 cm ma i tentacoli possono raggiungere anche i 30 metri. E' molto urticante.
Le punture di queste meduse sono raramente mortali, ma molto dolorose, anche dopo che le caravelle sono morte
Questo organismo in realtà non è una medusa vera e propria, ma un sifonoforo, cioè una colonia di polipi, ed è facilmente riconoscibile per la caratteristica forma a sacca galleggiante con lunghi tentacoli blu.

Aurelia Aurita - Una medusa spaziale
Queste scintillanti meduse sono chiamate in inglese "Meduse-luna" (Moon Jellyfish) per la loro somiglianza con il satellite terrestre e questa specie ha avuto addirittura una esperienza "extraterrestre". Nel 1991 un gruppo di meduse di queste specie sono state introdotte a bordo dello space shuttle "Columbia" nel corso di uno studio congiunto sull'assenza di gravità e sullo sviluppo delle giovani meduse. Questa specie è presente nelle acque dalle temperature più miti di tutto il mondo.
Meduse carnivore
Queste meduse hanno un nome poetico, si chiamano meduse quadrifoglio (Aurelia aurita), ma sono dei temibili “predatori” per il mondo marino.
Si nutrono infatti di microrganismi come molluschi, crostacei, protozoi e diatomee acciuffandole con i tentacoli.
Certe prelibatezze vengono infatti, intrappolate sulla superficie mucosa dei tentacoli e poi con una contrazione, sono portate direttamente alla "bocca", in realtà è una cavità gastrovascolare dove il cibo viene assorbito e digerito.
Dalle analisi di alcuni enzimi i ricercatori si sono accorti che queste meduse hanno bisogno di una dieta molto varia, ricca di carboidrati e proteine.




L'Aurelia aurita

è una medusa largamente diffusa in tutto il Mediterraneo,
detta anche medusa quadrifoglio poiché presenta quattro gonadi a forma di ferro di cavallo poste sulle pareti della cavità gastrovascolare.
Guardando la medusa in trasparenza, sembra tatuata con un grande quadrifoglio
di color bianco giallastro.
Le cellule urticanti della medusa sono invece presenti
su tutta la superficie dell'ombrella (che può raggiungere i 45 centimetri di diametro),
sui tentacoli e sul manubrio.




Chrysaora colorata

Una grande Chrysaora colorata nuota nelle acque della baia di Monterey in California, dove è facile rintracciare una grande quantità di esemplari di questa specie. Anche se sembra incredibile, questa medusa può crescere fino a più di un metro di diametro. I suoi tentacoli acuminati servono a introdurre molte piccole prede, come zooplankton, pesci ancora allo stato larvale e uova.






Medusa della costa del pacifico

Le meduse utilizzano i loro tentacoli penzolanti, formati da frecce a forma di arpione,
piene di neurotossine, per pungere pesci, gamberetti e granchi.
Il colpo lascia le vittime stordite per favorirne la cattura.
Anche gli esseri umani possono ricevere punture dolorose da meduse dai tentacoli tossici, persino se le meduse in questione, sono già morte o spiaggiate.
Nel caso di alcune specie, come della Cubozoa, famosa specie di medusa australiana,
il morso può essere addirittura fatale.






Ctenophora

Ctenophora sono chiamate nei paesi anglosassoni "Comb jellies",
ovvero "Meduse pettine", poichè usano intere fila di ciglia (simili a capelli)
per spostarsi in acqua. La loro particolare fisiologia permette a questa specie
di rifrangere la luce, così da brillare in un arcobaleno di colori iridescenti.
In assenza di luce le meduse possono essere ugualmente colorate,
anche se con una colorazione meno vivida. La maggior parte delle specie
sono infatti bio-luminescenti.







Un granchio trasporta una medusa

Cassiopea andromeda, la medusa rovesciata, prende il nome da una delle più vanitose regine della mitologia greca. La vanità di Cassiopea fu punita da Poseidone, che determinò che la sua costellazione apparisse rovesciata nel cielo. La medusa, dal nome omonimo spesso giace sui fondali marini con bocca e mani rivolte alla superficie dei fondali, meccanismo che permette alle alghe simbiotiche di stipare la luce del sole per la fotosintesi e passare poi preziosi elementi nutritivi alla medusa. I granchi trasportano a volte esemplari di questa specie sul loro dorso, servendosone come corazze protettive.
Un ruolo giocato dalla meduse negli ecosistemi marini è proprio il trasporto di altri animali attraverso gli oceani.





Medusa Irukandji
Le meduse Irukandji (Carukia barnesi Southcott, 1967 e Malo kingi Gershwin, 2007), o Irucangi, sono meduse di piccole dimensioni ed estremamente velenose, che si trovano soprattutto presso le coste australiane. Non vanno confuse con un'altra specie di Cubozoa, il Chironex fleckeri, che può causare la morte, ma non la Sindrome di Irukandji.
Esemplare di Irukandji catturato nel Queensland, in AustraliaLa puntura di una medusa Irukandji causa dei sintomi che sono noti come “Sindrome di Irukandji”. Sono stati documentati per la prima volta da Hugo Flecker[1] nel 1952 ed è stata chiamata come la popolazione degli Irukandji, che vive nella zona costiera settentrionale del Cairns.[2] La prima delle due specie ad essere scoperta, la Carukia barnesi, è stata identificata nel 1964 dal Dr. Jack Barnes; per provare che questo animale era la causa della Sindrome di Irukandji, ne catturò un minuscolo esemplare e si lasciò pungere assieme a suo figlio e ad un bagnino.
Come altre meduse, le Irukandji sono dotate di pungiglioni (nematocisti) non solo sui tentacoli (dove sono disposti a grappolo ed assomigliano a gocce d'acqua), ma anche sulla “esombrella”. In più, il veleno è diffuso solo a partire dalla punta delle nematocisti, piuttosto che dall'intera lunghezza. Ciò accade perché la parte iniziale è più debole, e si verifica soltanto una reazione ritardata mentre il veleno fa effetto.
Si sa poco sul ciclo di vita e sul veleno delle Meduse Irukandji. In parte questo è dovuto alle loro piccole dimensioni, ed alla loro fragilità, che non consente di conservarle in normali bocce per pesci o in acquari. Il loro corpo è così fragile ed inconsistente che l'impatto con le pareti di un normale contenitore in vetro le ucciderebbe. I ricercatori ritengono che il veleno possegga una forza sufficiente a stordire in modo immediato le prede delle meduse Irukandji, che sono pesci piccoli e veloci. In base a calcoli statistici, si crede che la Sindrome di Irukandji possa essere causata da molte specie di medusa, ma soltanto per la Carukia barnesi e per la Malo kingi si hanno dei riscontri scientifici di ciò.



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Edited by vayiolet.ta - 26/6/2013, 09:18
 
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vayiolet.ta
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Medusa nella laguna




Con un caratteristico andamento pulsante, una medusa si fa strada
tra le acque della laguna del Pacifico.
La maggior parte delle meduse tende semplicemente a essere trascinata dalle correnti.
Ma alcune usano metodi più attivi di auto-propulsione,
basati perfino sull'espulsione di correnti d'acqua dalle loro bocche.
Le meduse usano la loro grande bocca centrale per consumare cibo
ed espellere il materiale di scarto.




Medusa Mastigias



Può un'umile medusa aiutare a determinare il clima terrestre? Gli studi su questo tipo di meduse in un lago di Palau, privo di sbocchi sul mare, ha suggerito agli scienziati che le creature marine possono giocare un ruolo maggiore di quanto immaginato nel mescolamento delle acque marine. I venti e le onde sono i maggiori fattori di "perturbazione" delle acque, ma le creature marine - incluse le meduse - potrebbero determinare la terza parte del mescolamento totale delle acque terrestri, suggerisce lo studio. Questo dimostrerebbe che le meduse sono attori importanti nei modelli di circolazione oceanici e che quindi sono fondamentali nel determinare il clima terrestre.


Il lago delle meduse






Nel Jellyfish Lake vivono milioni di meduse che ogni giorno migrano seguendo il movimento del sole.
Secondo gli oceanografi, i mari potrebbero in futuro assomigliare sempre più a questa immagine, ovvero abbondare di un numero sempre maggior di meduse. La pesca selvaggia ha infatti eliminato la maggior parte dei loro predatori e dei loro rivali evolutivi, mentre il cambiamento climatico ha reso le acque più calde, producendo temperature ideali per la proliferazione degli invertebrati. La combinazione, ammoniscono gli scienziati, potrebbe rendere i mari sempre più saturi di meduse.










 
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